La perdita del “caro estinto” a Milazzo non è solo un modo di dire. Specialmente per chi ha avuto a che fare con la cappella “Sacra Famiglia” della società operaia di mutuo soccorso Natale Puglisi, sodalizio presieduto dal settantatreenne Filippo Lo Schiavo accusato di associazione a delinquere, corruzione, peculato e induzione indebita. A sostenerlo è la procura di Barcellona che ha aperto una indagine sulla compravendita dei loculi al cimitero monumentale chiedendo cinque misure cautelari per il momento rigettate dal Giudice per le indagini preliminari.

IL TRIBUNALE DEL RIESAME. Proprio su questo argomento l’11 gennaio si dovrà esprimere il Tribunale del riesame di Messina. La procura barcellonese, infatti, ha impugnato l’ordinanza con cui il gip nega la misura cautelare dell’arresto in carcere nei confronti di Filippo Lo Schiavo; quella degli arresti domiciliari per i suoi collaboratori Martina Cappellano, 25 anni, Giuseppe Napoli, 58 anni e dell’imprenditore Giuseppe Marchese, 57 anni; l’obbligo di dimora per Franco Russo, 63 anni, consigliere comunale di Fratelli d’Italia.

In realtà l’indagine sul “caro estinto” vede coinvolte, per il momento, 40 persone (Filippo Lo Schiavo + 39, si legge negli atti giudiziari). Nel fascicolo sono coinvolti anche coloro – probabilmente ignari di compiere un reato – che, nel 2019 e 2020 hanno sborsato migliaia di euro per ottenere la sepoltura spesso con la promessa, ad esempio, di avere loculi vicini con il congiunto. Addirittura Lo Schiavo, in base alle indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Milazzo, avrebbe fatto la cresta anche sulla costruzione e manutenzione dei loculi incassando in contanti il 10% dei lavori sovrafatturati; utilizzato somme della società per pagare lavori svolti nella propria abitazione e per acquistare ben 200 copie del libro “Il tormento della verità” (3 mila euro), scritto proprio da Lo Schiavo, noto per i moniti lanciati dalla pagina facebook La Zotta in cui mette in evidenza “fatti e misfatti” cittadini.

LA VENDITA DEI LOCULI. I reati attribuiti a Lo Schiavo, Cappellano, Napoli, Marchese e Russo sono principalmente l’associazione a delinquere in quanto avrebbero ideato un sistema di vendita di loculi che prevedeva l’iscrizione di nuovi soci alla Natale Puglisi (qualcuno ha pagato anche 5700 euro) e di «redazione artificiosa» delle relative delibere da comunicare all’ente comunale. Secondo gli atti giudiziari, il dominus sarebbe Filippo Lo Schiavo che – si legge – spingeva ad iscrivere alla società dei congiunti di soggetti in fin di vita o addirittura già decedute, e dunque non aventi diritto alla sepoltura a Milazzo in base alla normativa di polizia mortuaria vigente. Lo scopo sarebbe stato quello di far sorgere la possibilità di acquistare dei loculi per chi si rivolgeva al presidente Lo Schiavo o per congiunti.

L’accordo prevedeva solitamente l’acquisto di almeno due loculi della cappella Sacra Famiglia anche se gli interessati non avevano bisogno di quel numero. Oltre alla iscrizione che dava diritto al loculo, veniva chiesto a titolo di “contributo straordinario” 1800 euro cadauno con tanto di “contrattino”. A qualcuno è andato peggio: ad una donna è stato fatto pagare addirittura un contributo straordinario di 6750 euro per due loculi. Dietro pagamento si otteneva anche il trasferimento di defunti, congiunti di un socio, da un’altra sistemazione alla cappella Sacra Famiglia. Addirittura – secondo l’accusa – si poteva scegliere preventivamente anche il loculo che solitamente viene assegnato ai soci delle società in base alla data della morte.

LE FATTURE GONFIATE. Martina Cappellano è coinvolta in quanto dipendente della società. Assisteva Lo Schiavo «predisponendo gli strumenti documentali» e «sostituendosi talvolta…nell’esposizione delle condizioni di acquisto dei loculi». Le delibere retrodatate dei nuovi soci, poi, venivano sottoposte alla firma di Giuseppe Napoli, componente del consiglio direttivo della Natale Puglisi «passaggio necessario senza il quale non sarebbe stato possibile formalizzare l’iscrizione, nella consapevolezza – sostiene la Procura di Barcellona – della falsità delle delibere medesime, in quanto retrodatate».

Giuseppe Marchese, 57 anni, invece, era colui che, secondo gli inquirenti, «assicurava una costante disponibilità per la costruzione / ristrutturazione dei loculi cimiteriali, nonché sovraffaturava – si legge negli atti della procura – i lavori svolti per conto della società di mutuo soccorso, restituendo in contanti a Lo Schiavo circa il 10% per ogni fattura saldata».

L’EMENDAMENTO DI RUSSO. La questione ha anche un risvolto politico con il coinvolgimento di Franco Russo a cui viene contestato l’abuso d’ufficio. Nel marzo 2019 – «su ordine di Lo Schiavo», precisa la procura – Russo ha presentato un emendamento al regolamento comunale proposto dalla Giunta Formica in materia di concessioni cimiteriali con il quale si è consentito di maturare il diritto di tumulazione, per un socio delle società operaie o per un parente, con una mera comunicazione al Comune della delibera di iscrizione entro cinque giorni e non tre mesi prima. In questo modo «procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale a Filippo Lo Schiavo» il quale – in sostanza – avrebbe potuto vendere i loculi della cappella Sacra Famiglia più facilmente specialmente a coloro che avevano una immediata necessità.

LA BUSTARELLA. Secondo quanto accertato dalla Procura, Filippo Lo Schiavo è accusato anche di “induzione indebita” e peculato in quanto avrebbe fatto intendere velatamente all’imprenditore Francesco Bucolo «che la stipulazione di contratti d’opera con la società di mutuo soccorso da lui rappresentata sarebbe stata condizionata alla dazione o promessa di denaro o altra utilità in suo favore». Proprio per questo Bucolo avrebbe consegnato nel luglio 2019 una somma di denaro in contanti (276 euro) pari ad una percentuale della somma pagata dalla Natale Puglisi per lavori svolti ma maggiorata del 10%.

IL SEQUESTRO DEI BENI. La Procura aveva chiesto oltre alle misure cautelari, il sequestro della sede della società, dei loculi acquistati dai nuovi soci e dei conti della Natale Puglisi e personali di Lo Schiavo. Inoltre, il sequestro per equivalente, finalizzato alla confisca di 244 mila euro «quale profitto dei reati in contestazione» risalenti per lo più al 2019. Il tutto per un valore di un milione 255 mila euro. Le misure sono state rigettate per quanto riguarda Lo Schiavo e Russo in quanto il primo non è stato ritenuto un pubblico ufficiale ma un cittadino privato titolare di un diritto su area pubblica. Russo, invece, secondo il GIP, non avrebbe compiuto un abuso d’ufficio perché, dopo la presentazione dell’emendamento, il regolamento comunale è stato approvato all’unanimità dal consiglio comunale e pertanto, trattandosi di attività politica, non sarebbe sindacabile dal giudice penale.

L’APPELLO. Nell’appello che verrà discusso al Tribunale del Riesame di Messina il prossimo 11 gennaio, però, la procura di Barcellona non retrocede e sottolinea – argomentando con carte alla mano e in punto di diritto – che da anni al cimitero di Milazzo l’unica possibilità per essere seppelliti è rappresentata dall’iscrizione ad una delle società di mutuo soccorso in quanto detentrici della maggior parte dei loculi e l’utilizzo di ditte di fiducia, dunque, di fatto, il comune avrebbe delegato i servizi cimiteriali (servizio pubblico) e Lo Schiavo un pubblico ufficiale che avrebbe approfittato della propria posizione per indebito arricchimento personale. Il mese scorso il Comune ha assegnato ulteriori lotti cimiteriali alle società di mutuo soccorso (fatto considerato “allarmante” dalla Procura) precisando che si tratta di “servizi cimiteriali”. Dalle intercettazioni emergerebbe «nitidamente» come Lo Schiavo voglia ripetere “l’esperienza” della cappella Sacra Famiglia con le ulteriori cappelle che andrà a costruire.

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