La grande industria, il suo impatto sul territorio, il dibattito ambientalista e politico. Sono stati questi i temi del Consiglio Generale della Femca Cisl di Messina che si è svolto a Milazzo ed ha preso di petto il tema della difesa del sistema industriale. «Il dibattito – ha detto il segretario della Femca Messina, Stefano Trimboli – non può limitarsi ai social network, non è più esclusività degli ambientalisti, più o meno disinformati, ma è diventato istituzionale e soprattutto politico. Una politica che dice no, ma non offre concrete e coerenti soluzioni alternative. Serve un confronto reale sulla valenza dell’industria sul territorio e sullo sviluppo dello stesso».

Per la Cisl l’industria compatibile e sostenibile può e deve continuare ad avere cittadinanza sul nostro territorio. «Troppo abbiamo concesso alla crisi economica – ha aggiunto Trimboli – in termini di perdita di posti di lavoro e reddito pro-capite, per continuare ad ascoltare chi favoleggia di paradisi alternativi senza uno straccio di soluzione per tenere in piedi l’intera economia del territorio».

È entrato ancora più nello specifico il segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese, che ha ricordato come la Raffineria Ram «sviluppa il maggior fatturato in provincia di Messina. La produzione porta lavoro, salario, quindi reddito pro-capite e la presenza dell’industria è un valore assoluto ed imprescindibile per il territorio messinese. Una industria sostenibile e moderna, quella di cui non possiamo fare a meno. La Zes non può sostituire le altre azioni, può però valorizzare ed incentivare della buona industria perché se mancano gli imprenditori locali, è necessario rendere appetibile il territorio, ammodernando le infrastrutture e favorendo l’arrivo di una nuova imprenditoria».

Genovese ha anche anticipato i temi della grande manifestazione per il Sud Italia in programma il 22 giugno a Reggio Calabria. «Le grandi questioni del Paese si risolvono solo se si abbatte il gap tra Centro-Nord e Sud».

 

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AntonioM
AntonioM
5 anni fa

Se guardiamo allo storico, negli ultimi 40 anni, tante persone hanno lavorato per le industrie pesanti e portato lo stipendio a casa.
Altrettanti abitanti della valle del Mela se non di piu’, sono morti a causa dei danni ambientali provocati dalle industrie pesanti.
Il sindacato continua a non tenere conto di questo dato.

Davide
Davide
5 anni fa

Coloro che parlano di sviluppo conosco solo il modello industriale, non vedono oltre il loro naso. Credono che impiantare una industria sia l’unica fonte di ricchezza per la comunità. Non hanno visto altro, non possiedono una mente aperta a nuove strategie, alle innovazioni, che si traducono in opportunità da ricercare nel terziario, le cui economie sono più redditizie, sostenibili e per molti.

gioacchino
gioacchino
5 anni fa

Nella seconda metà degli anni ottanta alla fiat di Termini erano occupati 3.200 operai con almeno 1.200 nell’indotto. Crisi anno 2002. dopo quasi 20 non vedono un futuro. Se a Milazzo andrà in crisi la RAM per avere una alternativa quanti anni dovranno passare? Penso che i politici studino un serio piano di sviluppo industriale per la provincia di Messina (e non il ridicolo aeroporto!)

Lino
Lino
5 anni fa

Sì, QUELLA TURISTICA !!!

massimo
massimo
5 anni fa

Il modello delle relazioni industriali e’da tempo cambiato, il mondo ha confinato per competitivita’ economica e libertarieta’ industriale la grande industria in Cina ed ancora dobbiamo sentire che il sindacato si pone un programmatore degli anni 60. Basta,i vostri modelli sono stati cancellati le aree industriali pianificate anche con voi sono abbandonate. Smettetela.