E’ coinvolto pure un imprenditore di Milazzo nella indagine della Guardia di Finanza di Sant’Agata di Militello che ha portato al sequestro di un miione di euro. Le indagini riguardano presunte indebite percezioni di finanziamenti pubblici europei e regionali e un giro di fatture false. Nei giorni scorsi sono state denunciate otto persone per truffa aggravata ed hanno eseguito un sequestro preventivo di oltre un milione di euro nei confronti di T.F., 63 anni di Tusa (Me), e di S.G., 49 anni di Milazzo (Me), entrambi imprenditori.

Il provvedimento di sequestro per equivalente è stato disposto dal Ugo Domenico Molina, G.I.P. del Tribunale di Patti (Me), che ha ritenuto sussistenti i presupposti giuridici rappresentati Luca Melis della locale Procura della Repubblica.

«L’attività fraudolenta accertata dalle Fiamme Gialle – si legge in una nota stampa – ha tratto origine da una verifica fiscale eseguita nei confronti di un soggetto economico operante nel settore della vendita di elettrodomestici ed elettronica nei centri tirrenici di Sant’Agata di Militello e Santo Stefano di Camastra».

I militari della Guardia di Finanza hanno focalizzato la loro attenzione su alcune fatture d’acquisto di tale impresa, che erano state emesse da un’altra società con sede in Sant’Agata di Militello, la quale, fin dai primi riscontri, è apparsa «palesemente inconsistente», tanto da risultare poi inesistente e, di fatto, completamente “gestita” dallo stesso rivenditore controllato.

Il materiale in questione consistente in arredi, elettrodomestici, materiale di elettronica, tendaggi, tessili ecc. era stato ulteriormente fatturato in vendita dal predetto rivenditore di Sant’Agata di Militello ad un altro soggetto economico che opera nel settore alberghiero nella zona di Tusa.

A seguito di ulteriori approfondimenti, quest’ultimo è risultato essere beneficiario di due ingenti contributi pubblici previsti per il miglioramento della propria attività. Invece, come emerso dalle indagini, avrebbe utilizzato le fatture false per giustificare i costi che era necessario rendicontare per ottenere i finanziamenti.

I successivi sviluppi dell’attività ispettiva hanno portato ad identificare altri soggetti economici, alcuni dei quali con sede in Sicilia, sia nell’hinterland nebroideo che a Palermo, ed altri in Calabria, nella zona della locride, che erano coinvolti nell’attività fraudolenta. In particolare, avrebbero realizzato un consistente giro di fatture non veritiere che erano relative all’esecuzione di rilevanti lavori edili. I documenti contabili erano, invece, stati redatti per gonfiare i costi ed in alcuni casi per certificare prestazioni mai eseguite, col solo fine di permettere al gestore della citata attività alberghiera di rendicontare spese più alte del reale per ottenere i contributi pubblici.

Come evidenziato, le Fiamme Gialle hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Patti un totale di sette persone in concorso per le ipotesi sia di truffa aggravata ai danni dello Stato, reato che prevede la reclusione fino a sei anni, che per le violazioni penali tributarie, previste dagli articoli 2 e 8 del d. lgs. 74/2000 per emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

I finanzieri della Tenenza di Sant’Agata, inoltre, hanno posto sotto sequestro per equivalente sei unità immobiliari della struttura turistica per un valore di oltre 535.000 euro nonché la somma di 165.000 euro depositata nei conti correnti bancari e postali di due degli indagati.

Particolarmente significativa la circostanza relativa al blocco dell’ultima parte del finanziamento pubblico, pari a ben 400.000 euro e la cui concessione era prevista per la fine del mese di gennaio, reso possibile dall’intervento ispettivo della Guardia di Finanza, che ha sequestrato anche la somma.