Nei giorni scorsi Oggi Milazzo ha pubblicato l’articolo dal titolo “Piana di Milazzo, via libera al progetto anti allagamenti” in cui si comunicavano importanti passi avanti dell’amministrazione comunale per fronteggiare gli allagamenti invernali. A scriverci per chiarire alcuni passaggi è Edoardo Macrì, a capo dei comitati anti allagamento. Ecco la nota integrale:

 

Molti scrivono sull’argomento degli allagamenti che affliggono la nostra Città, sapendo poco o nulla. Cari amici fatevelo da me questo, giacché io mi occupo di questa questione da circa due anni, dopo aver raccolto quasi 2.000 firme d’adesione e fatto il Comitato Contro gli allagamenti della Città di Milazzo, del quale io sono il coordinatore. In Milazzo si parla da sempre di questo gran problema cittadino, che si rinnova più volte l’anno ( quello del novembre scorso è stato solo  una punta del nostro iceberg ). Di questo argomento si è parlato già molto, senza che vi fosse uno strumento indispensabile: un progetto da presentare per i finanziamenti del caso. Ebbene, alla fine del 2011, il nostro Comitato questo progetto lo ha fatto, su incarico del Sindaco Pino. Poi il Comune ne ha fatto il suo. Quindi allo stato attuale, di progetti validi ce ne sono due. Il nostro comunque ha una previsione di spesa di circa 24 milioni di euro e riguarda tutta la piana di Milazzo o quasi. Di collettori di scarico ne prevede ancora due, oltre a quelli che ci sono. Uno appunto a Ciantro ( che attraversa la Montecatini, la vecchia stazione ferroviaria e va a sfociare un po’ prima di Acqueviole ), l’altro che da  Due Bagli e Valverde va a scaricare a Ponente, accanto allo scarico esistente di Rio Rosso. Mentre è ancora previsto un altro a Torretta ed potenziamento di quello di Orgazzo, che s’interra ad ogni mareggiata.. Il nostro progetto prevede ancora il completamento del collettore da 1.200 di Rio Rosso, fino a Fiumarella, nonché il potenziamento dei collettori da Botteghelle fino a San Paolino e Migliavacca. Ci sono poi molti altri potenziamenti, di cui non posso parlare, per motivi di spazio. Ne sto occupando già troppo. Il dubbio che abbiamo è che si perda ancora del tempo nel presentare uno di questi due progetti al finanziamento. Chiarisco subito che i nostri ingegneri, per redigerlo, hanno lavorato più di un mese, in modo del tutto gratuito, nel senso che han voluto fare quindi un omaggio alla nostra Città. E non è facile fare dei progetti del genere, poiché ci vogliono delle specifiche competenze di ingegneria, di geologia e d’idraulica, oltre alla perfetta conoscenza del territorio. Infatti, questi progetti prevedono un approfondito studio dello stato dei fatti e delle caratteristiche geomorfologiche  del territorio, la conoscenza delle direttrici lungo le quali si muovono i flussi dell’acqua piovana, la determinazione dei bacini idrografici cioè ( ne sono stati individuati 3, collegati a ben venti sub-bacini, nonostante la nostra piana sia quasi piatta. Per bacino idrografico o imbrifero s’intende l’area della superficie terrestre, delimitata da una line di spartiacque perimetrale, che per via indiretta/indiretta manda le acque in un unico solco di scarico  ). E’ necessario ancora la conoscenza dello storico della piovosità della zona, la conoscenza e la determinazione della massima piovosità, conoscere l’assorbimento dei terreni ( che ha richiede la perfetta conoscenza di tutti i bacini, per il calcolo dei coefficienti di deflusso delle  singole zone: edifici, attorno agli edifici, strade, parcheggi impermeabili e semipermiabili, verde, ecc. che hanno un coefficiente di assorbimento diverso ) . Ed ancora la determinazione dei tempi di corrivazione ( anche questo un termine quasi astruso, ma che in pratica indica l’intervallo di tempo che corre tra l’istante in cui è massima l’intensità della pioggia sul bacino imbrifero e l’istante di colmo della sezione considerata ), il calcolo del tempo della la massima  piena. Tutto questo per determinare poi il diametro delle condotte da adottare. Ma non basta solo questo, perché poi è necessario prevedere il futuro, in termini di avanzamento della cementificazione e dei cambiamenti climatici, che ci portano ad avere piogge sempre più torrenziali. Pensate che nella sola mattinata del 22.11.2011, sono caduti sui alcuni nostri terreni circa 60 mm d’acqua piovana, il che significa 60 litri a mq., una precipitazione che normalmente si registra in due o tre mesi.  In quanto ai preventivi bisognava anche prevedere i danni che si fanno nelle strade dei centri abitati, dove ci sono dei grovigli di tubazioni di passaggio, non bene identificabili a priore, per la mancanza di disegni. E’ facile quindi capire che in queste zone, una pala meccanica, può arrecare dei grossi danni al preesistente, vedi tubazioni d’acqua, tubazioni di gas, tracciati elettrici, fognature, ecc. Tutto questo per dire bravi ai nostri progettisti e per ringraziarli ancora a nome nostro e della nostra Città.

 

 

Detto questo, una precisazione è d’obbligo. Il protocollo d’intesa tra i vari sindaci, di cui all’articolo di OGGI MILAZZO “ PIANA DI MILAZZO, VIA LIBERA AL PROGETTO ANTI-ALLAGAMENTO “, riguarda solo una piccola parte dei nostri allagamenti. Contempla infatti alcuni lavori da fare a monte del territorio di Milazzo ed esattamente alle spalle del cimitero di San Filippo del Mela, ove un certo canalone che immetteva sul vicino torrente Mela è stato manomesso, riempito cioè,  per fare una strada in  terra battuta. Di qui i danni che subiscono alcuni vivaisti ed, in particolare, la ditta Nania ( agricolture e giardinaggi ) di Olivarella ( Via Nazionale ), nonché il conseguente maggiore afflusso di acqua nella nostra Via Botteghelle/Fiumarella . Il protocollo di intesa intercomunale riguarda solo quest’aspetto. C’è poi l’aspetto dell’esondazione del Mela che va affrontato. Quello che è successo il 22-23 novembre scorso era più che scontato, mi dispiace dirlo. Questo torrente infatti non si pulisce da tantissimo tempo. Riporti e riporti di materiale della corrente delle acque ed anche discariche abusive hanno ridotto la sua luce, mentre nel tempo sono stati praticati persino dei varchi, per l’attraversamento dei mezzi. A parte il fatto che tratti di bastioni ( muraglie di sponda ) non  sono mai stati ripristinati nel tempo. Devo dire ancora, che l’ex assessore al territorio provinciale Pietro Petrella, prima delle sue dimissioni dall’incarico, parlava della sua imminente sistemazione.  Quindi cari amici, i progetti da portare aventi sono tre e non uno. Con una spesa globale da finanziare non inferiore ai 30 milioni di euro. Indubbiamente una grande cifra da spendere, in questo periodo peraltro di crisi finanziaria e di con  spending review, sia nazionale che regionale. Me c’è una via d’uscita : i fondi europei nei quali, con un po’ di furbizia ( e qualche buona sponsorizzazione politica ), questi progetti possono rientrare. Ed è scandaloso dire che su 45 miliardi e più di questi fondi per il meridione d’Italia, solo il 10-15%  è stato finora utilizzato, per la mancanza di presentazione di progetti. Questo lo leggiamo su tutti i giornali. E c’è anche il pericolo che questi fondi ritornino al mittente entro un paio d’anni, per l’incapacità nostra di utilizzarli.

 Edoardo Macrì