LICEO IMPALLOMENI. Negli ultimi anni il desiderio di tutelare la propria salute ha spinto l’uomo a una maggiore attenzione verso gli alimenti che compongono la sua dieta. Così accanto a teorie che demonizzano la dieta mediterranea, si sono diffuse varie mode alimentari su cui primeggia la scelta del cibo biologico perché esente da contaminazioni con diserbanti, pesticidi o agenti chimici. In modo analogo sentiamo spesso parlare di alimenti a km 0 cioè reperiti direttamente nella zona di produzione con l’acquisto diretto dal produttore o a breve rete di distribuzione. L’idea di base è favorire un acquisto sostenibile a livello alimentare eliminando imballaggi e inquinanti dovuti al trasporto e a livello economico, garantendo un prezzo conveniente che crei un legame con i produttori locali e col proprio territorio.

Così anche nella nostra città da alcuni anni assistiamo al diffondersi di negozi biologici, di aziende agricole con vendita al dettaglio e di agronomi qualificati.

Ma in una zona come la nostra, che ha destinato il suo territorio extra urbano in parte agli impianti industriali ed in parte alle coltivazioni agricole ha senso ricercare gli alimenti a km 0? O forse ha più senso acquistare i prodotti della grande distribuzione dove le certificazioni di qualità ci garantiscono un controllo accurato del prodotto? Quando il piccolo commerciante ci invita a preferire un prodotto rispetto ad un altro definendolo “locale” siamo sicuri che quella è la scelta migliore per la nostra salute? Data l’ampia offerta di prodotti ortofrutticoli della nostra terra certamente saranno freschi, privi di conservanti e soprattutto rispettosi della naturale stagionalità.

Nonostante ciò mentre ascoltiamo Greta Thumberg e la sua campagna per salvare il Mondo, a Milazzo c’è una costante liberazione di sostanze inquinanti, che siano esse idrocarburi, particolato, polveri sottili o metalli pesanti. Che esse rispettino le norme di legge o no, sicuramente quella che respiriamo non è salutare aria di mare ricca di iodio.

Se è vero che basta lavare bene i prodotti ortofrutticoli perché questi inquinanti non penetrano in essi, gli animali di cui ci nutriamo sanno lavare l’erba che brucano? Forse sarebbe meglio scegliere prodotti più lontani dalle ciminiere. Qualunque sia il limite di emissioni consentite la nostra terra, le nostre falde acquifere e il nostro mare risentono dell’inquinamento. Poniamoci allora questa domanda: ha senso ricercare il legame di genuinità col nostro territorio se lo stesso, in maniera invisibile e silenziosa, ci avvelena?

                                                                                   RICCARDO FORMICA IA