E’ stata fissata l’1 febbraio al Tribunale di Barcellona l’udienza preliminare in cui si dovrà decidere il rinvio a giudizio di nove indagati – tra dirigenti e funzionari della Raffineria di Milazzo – ritenuti responsabili a vario titolo per l’incendio del serbatoio Tk-513 avvenuto la notte del 27 settembre 2014.

GLI INDAGATI. A presentarsi davanti al giudice saranno Piero Maugeri, 58 anni, direttore generale della Ram; Ignazio Arces, 46 anni, all’epoca direttore tecnico degli impianti; Antonio Buccarelli, 62 anni, responsabile del servizio di sicurezza; Vincenzo Gazzotti, 55 anni, responsabile della Produzione; Natale Anastasi, 54 anni, responsabile reparto di Movimentazione; Andrea Antonio Venuto, 42 anni, Capo reparto Movimentazione; Alberto Scaglione, 48 anni, responsabile della Manutenzione; Francesco Saitta, 53 anni, responsabile dell’Unità Man2 del servizio di Manutenzione operativa; Salvatore Carmelo Agnello, 46 anni, Coordinatore area di Manutenzione.

Sono accusati a vario titolo dal pubblico Ministero Federica Paiola  di negligenza, imprudenza e imperizia e per colpa avrebbero cagionato l’incendio del prodotto liquido contenuto nel serbatoio della Ram, nel parco stoccaggio dell’impianto industriale. Sarebbero state violate le prescrizioni contenute nel rapporto di sicurezza in materia di politica e prevenzione degli incendi rilevanti, nonché le prescrizioni del piano di emergenza interno e del piano di emergenza di reparto impianto parco stoccaggio.

L’ACCUSA. Secondo le indagini dalle 00:40 del 27 settembre sino alle 10,30 del 27 settembre 2014 è stato disperso nell’ambiente della virgin naphta in misura non inferiore a 16 mila tonnellate., “sostanza altamente tossica per l’essere umano” si sottolinea negli atti. Incidente che sarebbe stato possibile evitare poiché – sostiene il pubblico ministero – già nel corso dell’attività manutentiva del serbatoio effettuata il 10 luglio precedente erano state evidenziate criticità come la presenza di emissioni fuggitive in corrispondenza del tetto e delle guarnizioni e nella presenza di detriti.

Nei due mesi successivi il serbatoio – conclude l’accusa – non sarebbe stato adeguatamente manutenzionato e anzi, continuato ad essere utilizzato nel ciclo produttivo.

I DETTAGLI. Il 23 settembre era stata richiesta dal capo turno del reparto Mov l’ispezione dei cassoni di galleggiamento del tetto in quanto era stato accertato che alcuni di essi risultavano pieni di liquido (acqua mista a prodotto infiammabile). Nei giorni successivi ulteriori controlli facevano emergere criticità manifestate principalmente nella perdita di prodotto. Il 26 settembre, poche ore prima dell’incendio, alle ore 18 circa, è stata registrata un’anomalia del livello di liquido interno in quanto era stata interrotta la trasmissione dai rilevatori di livello. Diversi cassoni galleggianti erano forati e il tetto ormai inclinato. Secondo l’accusa, tra l’altro, sarebbe stato utilizzato in maniera non corretta un misto di acqua e schiuma antincendio posizionata sul tetto appesantendo il tetto galleggiante al punto da farlo affossare e con lo sfregamento del metallo che ha provocato l’innesco dell’incendio.

Nel procedimento risultano parti offese la Regione Siciliana, il Ministero della Salute, Ministero dell’Ambiente e 47 persone che si sono sentite danneggiate dal reato.