Le emissioni inquinanti non saranno ridotte del 50% come richiesto inizialmente dalle amministrazioni locali ma con il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale ministeriale alla Raffineria di Milazzo (Gazzetta Ufficiale n. 122 del 28 maggio) un piccolo passo avanti è stato fatto. Gli esperti della Ram e gli ambientalisti stanno ancora studiando le carte (si parla di oltre 600 pagine zeppe di tecnicismi) ma cominciano a trapelare i primi dettagli sui limiti a cui l’azienda petrolifera dovrà sottostare.

Secondo quanto risulta ad Oggi Milazzo a stretto giro la Raffineria, in ossequio alle prescrizioni dell’Aia, dovrà garantire un -64% di emissioni di S02 (Anidride solforosa); – 22% di NOX (Ossido di azoto e rispettive miscele); -36% di CO (Monossido di carbonio); -20% di polveri sottili (i dati si riferiscono ai totali di emissioni annue consentite rispetto alla vecchia AIA).

Nel corposo documento vengono riportate prescrizioni anche sulle concentrazioni di Vru (impianto recupero vapori) che riguardano il caricamento delle petroliere ai pontili e che possono essere parte delle cause degli odori molesti. E’ in procinto di partire il terzo impianto di recupero il quale – associato ai due già attivi – garantirà -97% di NMHC (idrocarburi non metanici).

Alla Raffineria non avrebbero ancora stilato un programma di investimento nel dettaglio (l’Aia è stata rilasciata poche settimane fa) ma prevedono un investimento a medio termine di 40 milioni di euro. Ma non solo. A questi saranno aggiunti circa 50 milioni di euro per l’impermeabilizzazione dei bacini dei serbatoi, prescrizione che secondo alcuni ambientalisti non erano stati inserite (l’autorizzazione prevede di realizzare il doppio fondo in almeno 4 serbatoi l’anno e di tutti entro la scadenza del documento).

E’ logico che si tratta di un risultato che non risolve il problema ambientale di Milazzo e della Valle del Mela – l’attenzione non deve essere abbassata – ma che di certo può essere un nuovo mattoncino verso un miglioramento auspicato da tutti.