La movida di BarcellonaLa lettera. A Milazzo si litiga e la Movida “spizzica” a Barcellona 27 Novembre 2016 Il Commento 53 Commenti LA LETTERA. Continua a tenere banco la polemica sulla movida di Milazzo e sulla contrapposizione tra l’amministrazione comunale e i gestori dei locali del borgo, ai piedi del castello. Nel frattempo, mentre a Milazzo si litiga, Barcellona ne approfitta. Sempre più milazzesi nel fine settimana si spostano nella città del Longano che sta vivendo una sorta di “rinascimento” tra l’offerta di qualità del teatro Mandanici e l’apertura di nuovi locali notturni. Pubblichiamo una lettera inviata a redazione@oggimilazzo.it Partiamo da un presupposto lapidario: i milazzesi su babbi. Non per offendere ne per provocare ma quando vivi in una città che è baciata dal mare da due lati, quando in alto hai uno dei castelli più belli e grandi d’Italia, quando hai locali di tradizione, quando hai un porto che ormeggia sti bei catamarani che fanno tanto “ciao povery” ma come fai, davvero, come fai ad avere dei problemi? ‘emm ‘a essiri veramente babbi. Non c’è altra spiegazione. Siamo nel 2016 e in Italia c’è il 39,2% di disoccupazione giovanile, dato tra l’altro in aumento rispetto al passato. Vuol dire che quando incontrate un giovane avete il 40% di probabilità di essere davanti ad un depresso, incazzato, giocatore professionista di playstation che si percepisce come un fallito senza prospettive. Magari no, eh, magari ruba, spaccia o si prostituisce oppure è solo in attesa e prende tutto con filosofia. Oltre questo 40% c’è anche una buona parte di ragazzi che non lavora perchè va all’università: un impegno che non è esattamente privo di stress. E poi ci sono io che vivo dai miei. Vi ho appena descritto, in modo approssimativo, un paio di stereotipi rappresentativi di quella “movida” Milazzese. Perchè ne parlo? Ovvio, perchè sto per presentare la problematica del borgo da un punto di vista che forse nessuno ha rappresentato: quello dei giovani. Movida sociale. Prima di ciò vorrei sottolineare una cosa: io capisco perfettamente le lamentele dei residenti. Tutti le capiscono. Credetemi. E’ comprensibilissimo il loro sconforto così come è giusto e comprensibile che i residenti chiedano di esser tutelati dal sindaco. Non credo che reagirei diversamente dovendomi sorbire quella musica (ahah! dai, passatemi il termine) e i rifiuti del mattino dopo. La domanda è: ma perchè c’è bisogno della movida? Signori, mi tocca dirvelo, la movida serve anche ai consumatori. Serve per tanti motivi. Ho citato quel dato lì: 40% di disoccupazione. Serve a quei ragazzi che magari, quel sabato sera, possono incontrare gli invidiati amici lavoratori che sciorinano banconote da 20 euro per ingurgitare qualche Negroni sbagliato o uno shot di Rum. Per invidiarli, sì, ma anche per sentirsi sul loro stesso pianeta per qualche ora. Serve a quelli che magari escono la banconota da 10 “della borsetta di mammà”, per prendersi ‘sto rum e cola. Serve a quelli che sono alla ricerca di un buon motivo per continuare ad esistere, tipo una fidanzatina o un fidanzatino. Serve a quel raro pokèmon che è il lavoratore giovane, che dopo una settimana di lavoro stipendiato tra i 300 ed i 600 euro vuole rilassarsi. Serve anche solo per ritrovarsi con gli amici, che oggi sono sempre in aria di partire. Bye Bye Milazzo. Sapete qual è uno dei suoi aspetti più interessanti della Movida? Va a “moda”. Questo sabato non l’ho passato nella mia Milazzo, nei locali adiacenti la Marina, nel sontuoso Borgo. No. E qui mi tocca prendere un attimo per la giacchetta il Signor Sindaco ed i signori gestori dei locali . Non come fronti contrapposti ma come unico insieme. Signori, mi tocca farvi presente che la movida, manco fosse un essere dotato di capacità decisionale, non si è fatta tanti problemi. Mentre qui c’erano queste discussioni di cui sappiamo, Barcellona (avete presente? quella città che abbiamo preso in giro per anni perchè c’aveva a malapena ‘na piazza?) è diventata il nuovo borgo. Questi sono i fatti. E’ a Barcellona, ora, che si è trasferita la “moda” della movida. In mezzo alla…stradina. Qui arriva dunque il paradosso che ho citato nelle premesse : mentre noi, la Milazzo del Castello sembriamo vivere una sorta di “febbre del Sabato sera al contrario”, a Barcellona hanno appena aperto due nuovi locali, con un successo senza precedenti. E non l’hanno fatto in una bella piazza. No. Non l’hanno fatto a ridosso di un monumento patrimonio dell’Unesco. L’hanno fatto in una stradella, un passaggio pedonale. Un posto che, mi racconta un amico barcellonese “Se mi dicevi 5 anni fa che qui diventava così, ti prendevo in giro per anni”. Per dirla in termini giovanili, “ni ficiru u culu ‘buca buca”. E lo dico con simpatia per chi proviene da Barcellona, città che devo dire mi ha conquistato per la sua fauna cittadina. Ora, passi il fatto della benzina, che devo sopportare tutti i miei amici del posto che mi dicono, sorridendo, “E tu chi ci fa ‘ca?”, passi che li devo salutare con la spizzicata, ma non è che per caso tutti insieme abbiamo toppato amaramente? Signor sindaco, io non voglio entrar nel merito dei provvedimenti che avrà preso per delle buone ragioni, ma se lo immagina il sindaco di Milano, di Roma, di Taormina, che dice ai locali “A mezzanotte niente musica” sapendo che è a quell’ora che la gente esce di casa? Signori gestori dei locali, anche voi, ma possibile che il massimo che s’è riuscito a creare a Milazzo sono un branco di angolini di ritrovo che si limitano a buttare ste due casse con la musicazza (che proprio non riesco a chiamare musica)? L’unione fa la forza. Forse però, come scrissi nella prima riga di questo articolo, non è colpa né del Sindaco né dei gestori. Io vedo in Barcellona un elemento importante – per ciò che concerne il movimento dei giovani – che a Milazzo risulta latente. Non si tratta della movida, ma della collettività. Quella dei nostri vicini, almeno a giudicare dal mio punto di vista da osservatore esterno (quindi da prender con le pinze), sembra molto unita. Vedo gestori dei locali molto amici tra loro che non si ostacolano. Li vedo un’ora prima lavorare dietro al bancone di un locale e servirmi un drink, qualche ora dopo in un altro posto a meno di 100 metri sorseggiare una birra. Lo zoccolo duro di clienti è composto dagli stessi, fidelizzati e tanti: si chiamano tutti per nome. E’ tutto un altro ambiente, signori. E parliamo di Barcellona, la stessa Barcellona che non è mai cambiata dal punto di vista geografico-ambientale-culturale (forse proprio questo l’elemento che l’ha agevolata in questo aspetto). S’è solo messa a fare le cose con organizzazione collettiva. Quindi dico che io non voglio indicare una direzione sulla questione borgo-residenti, che rimane un problema su cui bisogna portar rispetto a tutte le parti interessate. Facciamo che non voglio nemmeno obbligarvi a difendere la movida a Milazzo, che è una moda e quindi sicuramente in grado di ristabilirsi. Ma una cosa ve la voglio dire: questa città ha bisogno di una collettività. Di un gruppo di guasconi amici che difendano il senso di appartenenza e la voglia di proporre qualcosa di interessante. Perchè questo coinvolgimento collettivo, poi, se fatto con criterio può creare anche un contagio di partecipazione. Tra la Marina e le sue luci lontane della raffineria e i richiami medievali in quel del Castello, abbiamo “il vantaggio di giocare in casa”. Nel frattempo, tra il semi serio e il faceto…..spizzichiamo. Lettera firmata Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 5.984 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT