Lorenzo Cuzzupè

Lorenzo Cuzzupè

Avrebbe esploso colpi di fucile verso la porta d’ingresso di un’abitazione di Cattafi con il chiaro tentativo di intimidire chi vi abitava. I Carabinieri della Stazione di San Filippo del Mela agli ordini del Luogotenente Rocco Romeo nella serata di ieri, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal Gip del tribunale di Barcellona, hanno arrestato Lorenzo Cuzzupè , 40enne di San Filippo del Mela, operaio, già noto alle forze dell’ordine per i reati di “detenzione e porto illegale di armi da sparo” ed “esplosioni pericolose”. L’arresto (ai domiciliari) scaturisce da un episodio del 22 marzo scorso, che aveva creato grande allarme sociale nella piccola frazione di “Cattafi” nel comune di San Filippo del Mela. L’arrestato a bordo della sua autovettura, lo scorso marzo, si sarebbe recato davanti all’abitazione di un 34enne di Cattafi, anch’egli già noto alle forze dell’ordine, splodendo 3 colpi di fucile ad altezza uomo verso la porta di ingresso di quella abitazione. Subito dopo aver esploso i colpi Cuzzupè si sarebbe dato alla fuga facendo perdere le proprie tracce. I Carabinieri di San Filippo del Mela sono intervenuti pochi minuti dopo l’agguato, nel quale non si sono registrati feriti e che miracolosamente aveva provocato solo il danneggiamento di una porta finestra al piano terra. Sul posto sono stati sequestrati 3 bossoli di fucile Cal. 12. In poco tempo i Carabinieri sono riusciti a ricostruire quanto accaduto e risalire alla vettura utilizzata per l’agguato. Il veicolo è stato trovato abbandonato poco dopo e sottoposto ad accertamenti tecnici con l’ausilio del Ris di Messina. «Proprio gli accertamenti scientifici del Ris – si legge in un comunicato – hanno permesso di evidenziare che all’interno dell’abitacolo del Cuzzupè vi erano numerose tracce di polveri da sparo. I preziosi dati di laboratorio del Ris, insieme alle numerose fonti testimoniali, ai video delle telecamere di sorveglianza e ad altri accertamenti, hanno permesso ai Carabinieri di dimostrare che l’agguato del 22 marzo è stato eseguito dal Cuzzupè con un fucile illegalmente detenuto». Non è chiaro, invece, il movente dell’aggressione, quel che è certo è che tra il Cuzzupè e la vittima, come confermano vari testimoni, c’erano sicuramente delle questioni “in sospeso” e non corresse buon sangue.