Anomalo. L’associazione antimafia “Rita Atria” ha definito così l’avviso di garanzia inviato dalla procura di Barcellona al fratello del sindaco, Franco Pino. Gli avvisi di garanzia sono stati spiccati nei giorni scorsi dalla procura della Repubblica di Barcellona ed inviati ad amministratori dirigenti e funzionari del comune di Milazzo , per presunto abuso d’ufficio nella nomina di due dirigenti effettuate con delibera di giunta. Avvisi che non “sorprendono” Santo Laganà, presidente del sodalizio. “Ci inducono, tuttavia, a qualche considerazione”, sottolinea nel comunicato stampa.

Franco Pino

“Non conosciamo dettagliatamente le “carte” e, pertanto, avendo come fonte esclusivamente “ la carta stampata” , ci appare alquanto “anomalo” l’avviso di garanzia inviato per lo stesso presunto reato all’esperto finanziario del sindaco, per altro, suo fratello – si legge nella nota –  Amministrativamente “anomalo” perché se è vero che è un atto dovuto l’avviso di garanzia a tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella formazione e nella esecuzione della delibera incriminata, ci sembra strano che nelle stessa fase possa entrarci, in qualche modo, un “esperto” che non dovrebbe avere potere deliberativo. Un abbaglio della Procura? Un errore della “carta stampata”? O…”altro”? Conoscendo la professionalità dei magistrati della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e l’attendibilità del giornalista che ha redatto l’articolo sulla “gazzetta”, crediamo di poter escludere le prime due ipotesi. E allora si dovrebbe trattare di “altro”. Ebbene e proprio questo “altro” che interessa a questa associazione e, crediamo, a tutti i cittadini onesti. “Altro” non solo per questo ultimo caso, ma per circa 20 anni di cappa silenziosa che ha avvolto il mondo degli affari e della politica nella città del Capo, tanto da far dire a qualcuno che “a Milazzo la mafia non esiste”. Una città – sostiene la nota stampa di Laganà – che accoglie benevola i latitanti grandi e piccoli, una città dove la borghesia imprenditrice e mafiosa è ed è stata generatrice di una insperata mobilità sociale: i pescivendoli che diventano impreditori, industriali, operatori turistici;, gli spacciatori diventano ristoratori; i sorvegliati speciali… costruttori e pasticcieri; i “muratori col grembiulino”…architetti, primari o manager sanitari; i paramedici…”consigliori” e “consiglieri” a vita; gli sponsor dei vecchi boss…onorevoli regionali; e potremmo continuare a lungo fino alla stagione delle “strane” gestioni delle discoteche e alle infiltrazioni mafiose nell’appalto della riviera di Ponente. I nomi? Non c’è alcun bisogno di farli, sono scritti su chili di carte depositate presso gli uffici giudiziari, le caserme dei Carabinieri e gli uffici della Polizia di Stato e la Commissione Parlamentare Antimafia Nazionale. Alcune prodotte anche da questa associazione. E poi a Milazzo, tutti sanno tutto di tutti, ma si preferisce girare la testa dall’altra parte e, al massimo, “sussurrare” circospetti. In fondo hanno ragione: a Milazzo non si spara e quindi…”la mafia non esiste””, conclude la nota.