Assolti per avvenuta prescrizione o per non avere commesso il fatto. Dopo cinque anni si è concluso il processo che vedeva imputati decine di impiegati comunali di Milazzo accusati di assenteismo sulla scorta di una indagine della Guardia di Finanza ribattezzata “Libera uscita”. 

Stasera il giudice monocratico Silvia Maria Spina ha emesso il decreto di sentenza dichiarando di non doversi procedere poiché i reati loro ascritti sono stati estinti per avvenuta prescrizione per: Francesco Cambria, Carmelo Dragà, Antonino La Spada, Pietro Lanza, Santo Rasconà, Maria Concetta Ullo, Anna Maria Andaloro, Saveria Cannistrà, Concetta Filoramo, Michele Giardina, Lucia Maria Messina, Ermenegilda Mirenda, Francesca Salmeri, Adriano Scilipoti, Giuseppe Bartolotta, Nuccia Broccio, Lauretta Capone, Francesco Cattafi, Angelo Coccia, Giovanni Di Salvo, Rosaria Rita Filice, Giuseppe Foti, Santo Franchina, Paolo Gullì, Alfio Insolera, Francesco Irato, Mario Stefano Italiano, Stefano La Malfa, Domenico Lombardo, Maurizio Lombardo, Anna Elisa Oliva, Francesco Picciolo, Giuseppe Picciolo, Maria Pia Pistorio, Salvatore Puglisi, Maria Rosaria Rizzotto, Giuseppe Salamone, Stefano Scolaro, Santo Smedili, Giuseppe Spoto, Manuela Vincenza Stella, Gerardo Toto, Santo Francesco Trimboli, Francesca Ullo, Antoniette Lorena Zumbo. Assolti per non avere commesso il fatto sono stati: Alessandra Lisi, Giuseppe Lo Duca, Anna Giannone, Marcella Marcelli, Francesco Foti, Giuseppe Fleres, Giuseppa Lo Presti, Sebastiana Catena Maggio, Caterina Giuseppa Nastasi, Natale Otera, Angelo Puglia, Giovanna Schepisi (quest’ultima difesa dall’avvocato Salvuccio De Pasquale)

Negli anni scorsi alcuni dipendenti hanno scelto il rito abbreviato.

Sono stati 75 i dipendenti comunali di Milazzo indagati nell’ambito dell’operazione “Libera uscita” portata avanti dalla Procura di Barcellona tramite la Guardia di Finanza mamertina. Nell’ottobre del 2016 per 59 di loro era stata emessa una ordinanza che li vincolava all’obbligo di firma. La diversificazione delle condotte ha portato ad una suddivisione in tre categorie in base alla gravità dei reati che vengono contestati al momento: l’accusa principale è di truffa ai danni dello Stato. Il “Gruppo A” riguardava i dipendenti che – secondo l’accusa – provvedevano alla marcatura del badge di altri colleghi al fine di giustificarne la loro presenza in ufficio. Il “Gruppo B” i dipendenti che non avendo timbrato il badge (anomalia o dimenticanza) compilavano il modulo apposito dichiarando di essere entrati o usciti ad un orario differente rispetto a quello effettivo. Infine, il “Gruppo C”, dipendenti che abbandonavano l’ufficio nelle ore lavorative senza la marcatura del badge. Il collegio di difesa è stato composto dagli avvocati: Filippo Alessi, Giuseppe Sofia, Giuseppina Siracusa, Gaetano Pino, Cristiano Bruno, Fabrizio Formica, Santi Certo, Guglielmo D’Anna, Giuseppe Coppolino, Francesco Certo, Alessandro Cattafi, Giovanbattista Freni, Antonino Aloisio, Rosaria Bottaro, Antonio Fiorentino , Rosaria Calabrò, Corrado Correnti.

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Milazzo
Milazzo
10 mesi fa

Potete continuare….tanto pagano i cittadini

Lillo
Lillo
10 mesi fa

Non sono incazzato coi dipendenti “furbetti”…ma con la magistratura fannullona ed incapace, che ha fatto prescrivere i reati. Vergogna italica

mIlazzese 1
mIlazzese 1
10 mesi fa

A torto o a ragione, a prescrizione o no, é stata per le forze dell’ordine una operazione giusta.
Il personale denunciato ha avuto delle spese legali da sostenere, vedrete che d’ora in avanti (tranne qualche deficiente) non rischierà più.

Antonello
Antonello
10 mesi fa

Alla fine pagaru Sulu i du fissa. Nomi e cognomi a go go. Quando si arresta un pedofilo o uno stupratore solo le iniziali. Privacy del C. Giornalismo a basso livello.

Cittadino libero
Cittadino libero
10 mesi fa

Ecco perché le forze dell ordine sono demotivate, mesi di indagini appostamenti e sacrifici , poi arriva una sentenza e puf come per magia tutti liberi e così accade per altri reati.