Detto e fatto. Per l’avvocato milazzese Laura Sgrò domani, 29 novembre, sarà il giorno del suo esordio come scrittrice. Eh sì, perché quello di scrivere un libro sul caso Estermann è stato sempre il suo sogno nel cassetto. E per realizzarlo ci ha messo tantissima passione. Quella per il suo mestiere. E quella per la costante ricerca della verità che ha sempre caratterizzato il suo lavoro di avvocato. Così domani, alle 18.30, Laura presenterà il suo “Sangue in Vaticano” alla Galleria Esedra (Libreria la Feltrinelli) di Roma. Un libro che racconta la vera storia del peggiore fatto di sangue mai compiuto in Vaticano. Che qualcuno ha voluto archiviare troppo in fretta. All’incontro dialogherà con l’autrice la giornalista del Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini mentre l’attrice Laura Lattuada leggerà alcune pagine del libro.
“Sangue in Vaticano”, in vendita da qualche settimana, ha già avuto un grandissimo successo e riscontro sulla stampa.
Laura Sgrò, 47 anni, nel 2021 è stata inserita da Forbes Italia tra le 100 Wonder Woman italiane del 2021 e tra i cento professionisti più importanti della nostra nazione. Originaria di San Pier Marina, comune poco distante da Milazzo, da oltre venti anni vive a Roma. Lavora anche a Buenos Aires e Beirut dove ha due studi legali. Specializzata in diritto canonico si occupa di casi che riguardano prevalentemente il Vaticano. Più volte alla ribalta della cronaca grazie ai casi come il secondo Vatileaks, il più importante processo celebrato in Vaticano per fuga di documenti riservati, come quello di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa nel 1983, e adesso con l’uscita del suo primo libro sul caso Estermann
Ora il caso Orlandi è ritornato al centro della cronaca grazie anche allo straordinario successo mediatico ottenuto da Vatican Girl, la docuserie in quattro puntate di Netflix, scritta e diretta da Mark Lewis. La realizzazione della fiction è stata possibile grazie anche alla collaborazione dell’avvocato Sgrò.

LA TRAMA. Il 4 maggio 1998 nei sacri palazzi del Vaticano il vicecaporale della Guardia Svizzera Cédric Tornay, il comandante Alois Estermann e sua moglie Gladys Meza Romero vengono trovati senza vita. Bastano poche ore e Joaquín Navarro-Valls, portavoce vaticano, comunica alla stampa la ricostruzione dei fatti. Con «certezza morale» sostiene che il giovane Cédric ha ucciso i coniugi e poi si è suicidato. Il caso è chiuso, ma molte domande restano aperte. Nel 2019 Muguette Baudat, la madre di Cédric, contatta l’avvocato Laura Sgrò nell’ennesimo tentativo di avere delle risposte. La perseveranza dell’una incontra la tenacia dell’altra e le due donne ingaggiano una lotta contro il più ostinato dei nemici: il silenzio.
Da quel giorno comincia una battaglia legale per riaprire l’indagine sulla base di nuove prove, testimonianze inedite e consulenze che ribaltano la verità ufficiale di una vicenda ben più complessa che bisognava nascondere. La scoperta di come si svolsero le indagini, lungi dal dissolvere ogni sospetto, solleva sconcertanti questioni. La lettera di addio di Cédric è stata scritta davvero di suo pugno? Perché le analisi del luogo del delitto non sono state più accurate? Come mai è stata conservata solo una manciata di fotografie della scena del crimine? E, soprattutto, perché il fascicolo è stato tenuto nascosto nonostante non fosse coperto dal segreto pontificio? Tra attese interminabili e testimoni fin troppo avvezzi a mantenere la riservatezza, emergono delle verità inquietanti che nessuno finora aveva raccontato.