E’ scontro all’ultima cifra tra l’amministrazione Formica e il sindacato Csa sul costo del personale. Dopo l’anticipazione di Oggi Milazzo del dossier che si trova sulla scrivania del sindaco Giovanni Formica in cu si parla di un risparmio di quasi tre milioni di euro dal giorno dell’insediamento avvenuto nel giugno 2015 ad oggi l’argomento è diventato incandescente al punto di portare i referenti del sindacato, il rappresentante territoriale Santino Paladino e il segretario provinciale Pietro Fotia, a prendere carta e penna. Il punto è che i dati differiscono rispetto a quelli riportati nella delibera n. 192 di novembre nella quale si prospetta il Programma triennale 2017 – 2019 del fabbisogno del personale a palazzo dell’Aquila con la conseguente rideterminazione dell’organico. In sostanza nella delibera i costi sarebbero più bassi di ben tre milioni di euro. Dall’amministrazione, per il momento nessuna replica, il dossier ancora non è pubblico, anche se in realtà la differenza sarebbe legata al fatto che nell’atto di novembre i dati sarebbero al netto di alcune voci che vengono esclude (ad esempio il costo delle categorie protette ed altri), tecnicamente si chiama “spesa media”. I dati del dossier sono stati ripresi, invece dalla relazione sulla verifica amministrativa contabile dell’ente a firma del dirigente dei Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica Giovanni Logoteto del Ministero delle Finanze.

TAGLI E STRAORDINARI. «La maggior parte delle risorse di cui si parla non sono da ascrivere al bilancio comunale ma allo specifico fondo destinato alla contrattazione decentrata ferma per l’appunto all’anno 2010 e che neanche l’attuale amministrazione è riuscita a sbloccare – aggiunge il Csa che ieri ha deciso di non partecipare ad un incontro fissato con i sindacati – Senza scendere nel tecnico, in particolare per quanto attiene alle Posizioni Organizzative (peraltro inizialmente prorogate anche dall’attuale amministrazione) non si condivide il tentativo di imputare ai dipendenti (che non potevano certo esimersi dallo svolgimento degli incarichi ricevuti) le conseguenze di una gestione dell’istituto le cui responsabilità vanno invece ricercate negli atti di assegnazione degli incarichi stessi, senza considerare che il tutto si è di fatto tradotto nella decurtazione del fondo dei dipendenti per oltre 500 mila euro (non v’è dubbio infatti che le Posizioni Organizzative hanno di fatto supplito alla carenza di dirigenti che avrebbero dovuto essere retribuiti a carico del bilancio comunale)».

400 MILA EURO BLOCCATI. Tutte le altre indennità, secondo Paladino e Fotia, trovano di fatto la loro legittimazione nel principio di proroga del contratto decentrato 2006 – 2009 mai formalmente disdettato dalle parti.

«Risulta oltremodo pretestuoso – continua il documento – intestarsi il merito di operazioni di pulizia che avrebbero portato a risparmi di spesa (a nostro avviso comunque da verificare visto che si parte da un dato di 13 milioni del 2010 che scende “miracolosamente” a meno di 10 milioni nel dato relativo allo stesso anno e riportato dalla delibera 192/2017) nel momento in cui, proprio a causa della mancata definizione dei contratti, risultano bloccate risorse per oltre 400 mila euro con buona pace di indennità obbligatorie per legge (come ad esempio il “rischio” degli operai e la turnazione non pagati da oltre due anni) e servizi regolarmente richiesti e prestati (per non parlare delle condizioni in cui versano molti uffici)».

Nell’articolo si parla inoltre di risparmi su “integrazione oraria dei contrattisti” ma «non si fa cenno allo straordinario liquidato per sopperire alle carenze derivanti dall’orario ridotto» concludono Santino Paladino e Pietro Fotia.