Il giudice monocratico Valeria Gioieli non ha convalidato l’arresto  di Francesco Doddo, 54 anni, accusato di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente dopo un blitz degli agenti della Polizia di Stato nel parcheggio in cui il milazzese presta servizio. Secondo il giudice del tribunale di Barcellona – che ha rigettata la richiesta di misura cautelare – nei confronti di Doddo non vi sussisterebbero «gravi indizi di colpevolezza desumibili dalle modalità dei fatti descritti dal verbale di arresto».

Ma cosa è successo la mattina del 26 ottobre? Secondo la ricostruzione contenuta negli atti del Tribunale gli agenti del commissariato di Polizia hanno fatto a sopresa una “visita” nell’abitazione di Doddo, già noto alle forze dell’ordine e con precedenti penali, e successivamente controllato la sua automobile, una Mercedes. Non trovando nulla di anomalo, si sono recati assieme al milazzese sul luogo di lavoro, il parcheggio Marconi adiacente alla vecchia stazione ferroviaria. Sul posto erano presenti altri tre dipendenti di cui due con precedenti penali. A quel punto, coadiuvati da Vite, un cane dell’unità cinofila della Polizia, gli agenti hanno cominciato a effettuare controlli anche sui mezzi.

Secondo il verbale della polizia Doddo, , difeso dall’avvocato Fabrizio Formica, ad un tratto, si sarebbe allontanato dirigendosi verso un furgone in stato di abbandono, parcheggiato  insieme ad altri veicoli in una zona che ospita mezzi destinati alla rottamazione. A quel punto avrebbe aperto una portiera lato guida del furgone ma i poliziotti gli avrebbero intimato di stare fermo e Doddo sarebbe rimasto accanto agli agenti. Dopo pochi minuti, grazie all’ausilio del cane Vite, è stata rilevata sotto il sedile del conducente un pacchetto di sigarette Marlboro con al’interno un involuco trasparente (in buone condizioni e dunque, presumibilmente di recente confezionamento) con 31 grammi di cocaina.

Qui, in sede di esame, però, le dichiarazioni divergono. Infatti, due degli agenti che hanno effettuato le perquisizioni sostengono che al momento del ritrovamento della droga, Doddo – nonostante il loro invito – non si trovava accanto al furgone ma si era allontanato dall’area per raggiungere un container all’ingresso del parcheggio, luogo dove gli è stata mostrata la droga ed – essendo stato condannato in passato per fatti simili – arrestato. Doddo, però, in sede di interrogatorio ha negato di avere aperto la portiera del furgone affermando che data la vastità dell’area e il gran numero di mezzi non avrebbe attirato l’attenzione proprio su quel mezzo, quando gli agenti erano peraltro impegnatia perquisire altra area.

Secondo il giudice, l’arresto non può essere convalidato – divergendo dalle posizioni del pubblico ministero – poichè «alla luce del quadro indiziario emerso dal verbale, dall’esame degli operanti e dall’interrogatorio dell’arrestato non appare ravvisabile nella condotta ascritta al Doddo la detenzione richiesta…non essendo certa la riconducibilità soggettiva della sostanza stupefacente, in via esclusiva».

La cocaina, infatti, è stata trovata in un mezzo abbandonato e aperto all’interno di un’area di rimessaggio di veicoli da rottamare con una recinzione il cui stato non esclude l’accesso di terzi soggetti che possano utilizzare il furgone quale temporaneo deposito di droga. Doddo, fra l’altro, per quanto possa di fatto gestire il parcheggio, risulta formalmente un dipendente della titolare con le mansioni di guardiano. Secondo quanto riferito dallo stesso Doddo in sede di interrogatorio da più di dieci giorni non dormiva all’interno del parcheggio ma nella sua abitazione di Milazzo.