ISTITUTO MAJORANA. L’ Istituto Tecnico Tecnologico “Ettore Majorana” nasce nel 1963, ma è ubicato nell’attuale sede di Via Tre Monti solo dal 1978. Dal 2007 ne è dirigente scolastico Stello Vadalà, che dal suo arrivo nella scuola, ad oggi è stato fautore di una crescita esponenziale nel numero degli alunni iscritti e nell’offerta formativa a disposizione del suo vasto bacino di utenza. Ad oggi il Tecnologico di Milazzo può vantare oltre 1500 alunni, e offre ben 5 indirizzi di studio, suddivisi a loro volta in nove articolazioni. La scuola ha come obiettivo la crescita umana e culturale degli alunni e l’acquisizione di una formazione di alta qualità, indubbiamente apprezzata dal territorio in cui funziona. L’approccio metodico e responsabile alle varie discipline, a cui la scuola tende ad incoraggiare i suoi studenti, si rivela inoltre prerogativa che consente agevolmente la prosecuzione degli studi in qualsiasi percorso universitario.Per comprendere meglio il lavoro, le responsabilità e le scelte attente e vincenti che stanno dietro il successo del Majorana di Milazzo, abbiamo intervistato il suo Dirigente, che ha risposto con cortesia ed estrema chiarezza alle nostre domande.

Da quanti anni esercita questa professione?

Esercito questa professione da dieci anni, dal 2007. Prima di allora sono stato vicepreside vicario in due scuole

Ha svolto pure attività di insegnamento?

Certo che sì perché per un Dirigente si tratta di un passaggio obbligato. Si può accedere al concorso a posti di dirigente solo con un buon numero di anni di insegnamento alle spalle.

Cosa rimane della sua esperienza di professore ora che svolge l’attività direttiva?

Per me è assolutamente importante che un preside non scordi prima di tutto di essere un professore, perché la figura del dirigente a mio avviso, pur essendo, oggi, nuova e diversa, rispetto al passato, con maggiori responsabilità, non può perdere di vista la dimensione didattica, il proprio rapporto con gli alunni e il lavoro degli insegnanti della scuola.

Quali motivazioni l’hanno spinta ad esercitare la funzione di dirigente scolastico?

Ho iniziato presto la mia attività professionale, sono diventato professore molto giovane e ho sperimentato quello che significa “dirigere” perché ho vissuto l’esperienza del vicariato. A quel punto mi è sembrato giusto continuare sulla scia che avevo intrapreso e cercare di dare un’impostazione nuova alla scuola che mi sarebbe stata assegnata se avessi vinto il concorso. Sono dirigente del Majorana da 10 anni e nonostante opportunità che si sono presentate per il mio trasferimento a Messina, sono rimasto nella scuola milazzese perché avevo dei progetti da portare avanti, progetti di qualità e di serenità ambientale. I miei obiettivi erano di creare un bel rapporto con i ragazzi, dare loro una scuola sulla quale potere sempre contare, guidarli, insieme ai miei colleghi, sulla strada della corretta formazione ed aiutarli nella loro crescita.

La sua funzione è molto articolata. Quali aspetti ritiene siano prioritari?

Ritengo importantissimo il rapporto con il territorio perché il preside deve far sì che la sua scuola non resti una monade, che non si chiuda su se stessa, ma sia e resti sempre un punto di riferimento per il territorio e nel contempo riesca ad esprimere le vere esigenze di quest’ultimo. A questo poi si aggiunga che il preside di oggi è “datore di lavoro”, con tutte le incombenze che ne derivano ed è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali , oltre che dei risultati del servizio. Non credo, quindi, che nella professione non ci sia un’unica priorità, ci sono, invece, tante priorità. Il preside deve ben rendersi conto di quella più importante da privilegiare in quel determinato momento.

Come si è evoluta, a suo giudizio, la professione dirigenziale dall’inizio della sua carriera ad oggi?

Quello che comunemente si definisce preside in realtà, oggi, è dirigente scolastico.  All’inizio della mia carriera, nel 1976, il preside era un “funzionario direttivo”, oggi invece è un” dirigente”. La differenza sta nel fatto che il funzionario direttivo – preside fino al 2000- doveva soltanto osservare le circolari e le leggi che in quel momento vigevano. Oggi, invece il dirigente possiede una forma di autonomia che consente di iniziare attività didattiche collaterali, sempre comunque nel rispetto delle norme di legge e degli OO.CC. che mantengono il più possibile la sua scuola al passo con i tempi e affiancano ed assecondano le reali esigenze del territorio.

Quale ritiene sia l’influenza delle situazioni socio-ambientali sull’organizzazione scolastica?

Le condizioni socio-ambientali sono a mio avviso assolutamente determinanti. Certamente un territorio “malato” contagia, per ovvi motivi, quello che funziona sul territorio stesso. Fortunatamente noi funzioniamo in un territorio sano, anche intellettualmente. Questo dunque facilita anche l’azione della scuola perché si ha a che fare con gente onesta che,correttamente, comprende chi lavora.

Il personale docente della scuola da Lei diretto è stabile oppure c’è molta mobilità annuale?

Al Majorana c’è una scarsissima mobilità annuale perché abbiamo impostato il nostro lavoro prima di tutto sulla qualità, e questa viene confermata di anno in anno sempre con le stesse persone. D’altra parte, abbiamo improntato la nostra attività sulla ferma volontà, ormai ben connaturata in noi, di essere tutti parte di un’unica, grande famiglia. Noi ci crediamo tutti. E ho anche notato, con orgoglio e soddisfazione, che molti dei miei ragazzi ci credono. Questa “grande famiglia” se non bene attenzionata e sempre nella giusta maniera, inevitabilmente, andrà incontro ad una sorta di graduale disfacimento che, solo la capacità di stare uniti, potrà davvero ammortizzare il disagio dei grossi numeri. Si consideri che, nella scuola, quotidianamente siamo più di 2000 persone, tra alunni, professori, personale ATA

E’ importante avere un organico stabile?

Assolutamente sì, perché il nostro progetto professionale, in questa maniera può, realmente, sempre andare avanti senza lo stallo a cui sarebbe obbligato un nuovo docente che, in genere, deve rivedere, quando, non ricostruire, quanto già fatto. Noi al Majorana, invece, una volta iniziato, dobbiamo solo proseguire.

Quali sono le più frequenti modalità di comunicazione tra scuola e famiglia? Tra scuola ed enti locali? Tra scuola e agenzie extrascolastiche presenti sul territorio?

Ho un carattere estremamente aperto, pertanto, posso dire di aver instaurato rapporti di piena e assoluta collaborazione e direi anche di buona amicizia con quelli che sono i rappresentanti degli enti locali. Questo facilita i rapporti, che se basati sull’onesta e sulla piena e assoluta voglia di collaborare, non potrebbero essere diversi. Lo stesso dicasi con il personale della scuola e con i miei alunni, con i quali abbiamo sempre un rapporto aperto, vicendevolmente, molto sincero

Qual è la carta vincente di una scuola che oggi gode dell’autonomia scolastica?

Quello di sapere usufruire davvero dell’autonomia e di non abusarne mai, perché autonomia non significa, di certo, “fare quello che si vuole”. Autonomia significa cercare di far funzionare la propria scuola in maniera anche diversa dalle altre, ma con dei paletti ben precisi che sono i paletti della normativa, della legge e del buonsenso e, soprattutto, della buona partecipazione alla vita del territorio

Quali sono, a suo parere, i pilastri di una buona scuola?

Tra i pilastri di una buona scuola occupa, certamente, il primo posto, la fattiva collaborazione fra tutti coloro i quali ci lavorano. “se si è tutti sulla stessa barca si deve tutti, sempre, remare verso un’unica riva”. Non si può fare diversamente : e per remare tutti verso un’unica riva è certamente necessario vi sia, un leader, ma quest’ultimo deve essere capace di interpretare le esigenze di tutti e non scordare la grande necessità di condivisione a cui una grande comunità come quella del Majorana ha, senza ombra di dubbio, pieno ed assoluto diritto, specialmente, gli alunni che sono, di fatto, quelli che fanno davvero la scuola. Ma questo lo sapete già, lo dimostra anche il grande rapporto che abbiamo fra di noi

Qual è fra le importanti funzioni esercitate dal Dirigente Scolastico la più significativa, alla luce della sua esperienza?

Oltre alla leadership interna ed esterna, la funzione più significativa è il rapporto interpersonale. Il dirigente scolastico non può essere solo burocrate. Il preside è molto diverso dagli altri dirigenti della pubblica amministrazione. A mio avviso, egli ha funzioni molto più ampie perché deve dare quotidiane spiegazioni e rendere conto, soprattutto a se stesso, del suo operato in favore della scuola.

Attraverso quali azioni il Dirigente Scolastico si pone come coordinatore e promotore dell’azione educativa?

L’azione principale è quella di fissare insieme al Collegio dei Docenti delle regole di base, dalle quali nessuno possa mai allontanarsi, perché la scuola è una comunità. La nostra, in particolare, ospita circa 2000 persone tra alunni, docenti e personale. Se si aggiungono anche 2 genitori per ogni alunno, possiamo dire di essere 5000. E’ d’obbligo, quindi, che ci siano delle regole. Una grossa comunità deve saperle rispettare, talvolta anche semplici, ma devono esserci necessariamente. E la prima regola di base che vige al Majorana è il rispetto reciproco: fra gli alunni, fra il preside e gli alunni, fra il preside e i professori e fra i professori stessi

Cosa ha in serbo per i suoi amati studenti del Majorana?

Hai detto bene “amati studenti” perché io voglio bene e rispetto i miei alunni. Ho tante idee ancora per il futuro perché sono assolutamente convinto che una scuola che non si rinnovi, è una scuola destinata a morire. Il rinnovamento deve essere accompagnato anche dalla consapevolezza degli alunni, dei professori e dello stesso preside. Stiamo lavorando con lo staff di dirigenza, affinché la scuola viva un momento nuovo che ponga al centro, come noi sempre siamo abituati a fare, i nostri alunni.

Silvia   Pino III E BS