Vincenzo Pergolizzi

Vincenzo Pergolizzi

La Corte d’Appello di Messina ha restituito i beni sequestrati all’imprenditore milazzese Vincenzo Pergolizzi. Accogliendo le argomentazioni sostenute dai difensori di Vincenzo Pergolizzi, gli  avvocati Vincenzo Isgrò, Saverio Campana, Alberto Gullino e Pinuccio Calabro’, ha disposto il proscioglimento del noto imprenditore di Milazzo dalla sorveglianza speciale e la restituzione del patrimonio milionario sottoposto a confisca antimafia da parte del tribunale di Messina. Anche i ricorsi dei terzi interessati sono stati accolti, con conseguente restituzione dei beni sequestrati ai familiari (le figlie Stefania e Sonia). In particolare, il collegio ha rideterminato la durata della misura di prevenzione in tre anni (invece di quattro) e revocato la confisca delle società –  che tornano nella sua disponibilità – la “Per.Edil. srl”, la “Co.Ste.Son. srl”, la “Costruzioni E.P. srl” e l’impresa individuale Vincenzo Pergolizzi.

Il tribunale di Messina aveva applicato a Pergolizzi la misura di prevenzione personale e patrimoniale. In particolare, ritenendo l’imprenditore espressione della criminalità mafiosa locale, e dando credito a numerosi pentiti tra cui da ultimo Salvatore Centorrino, i quali sostenevano che l’imprenditore fosse un affiliato di Cosa Nostra e si fosse arricchito grazie all’imposizione imprenditoriale mafiosa,  gli aveva assegnato la sorveglianza speciale e, soprattutto, confiscava un enorme patrimonio, costituito da proprietà immobiliari, auto di lusso, barche, azioni societarie, il tutto per un valore di circa 25 milioni di euro.

Il punto fermo dei giudici messinesi era che tale patrimonio non fosse altro che il frutto dei proventi illeciti dell’attività mafiosa dell’imprenditore. L’impianto accusatorio, così costruito, è stato demolito dai legali dell’imprenditore  che, dopo aver ottenuto l’annullamento in Cassazione dei provvedimenti, si sono visti accolti tutte le loro richieste, in sede di giudizio di rinvio. Infatti, la Corte di appello di Messina, con il provvedimento depositato in queste ore, ha riconosciuto che Pergolizzi non è mai stato affiliato ad alcuna cosca e che la sua attività di costruttore non è mai stata svolta avvalendosi delle modalità mafiose.

La Corte osserva che si conferma «il giudizio di pericolosità, ma in termini certamente più ristretti della prospettiva iniziale, tali da giustificare una riduzione del termine di durata stabilito, da quattro a tre anni». Passando alla misura di prevenzione patrimoniale, il collegio rileva che «il giudizio di pericolosità sociale, formulato in relazione ai rapporti d’affari con i clan messinesi dagli anni ‘80 fino circa al 1992, ha perso con l’assoluzione dal reato di concorso esterno e alla luce del modesto apporto derivante in epoca recente dal narrato dei collaboratori di giustizia, parte della sua consistenza, almeno con riferimento ai legami di reciproco sostegno tra criminalità organizzata e attività di impresa». Quindi, «non sono emersi elementi tali da caratterizzare come mafiosa o collusa l’attività imprenditoriale di Pergolizzi»

L’imprenditore è stato anche prosciolto dalla sorveglianza speciale nel comune di Milazzo, cui era da tempo sottoposto. Il sequestro è stato confermato solo in relazione ad alcuni beni di secondo piano (auto (due Jaguard), barca (Poseidon Drago) di cui l’imprenditore non è riuscito a dimostrare in toto la lecita provenienza. Sul punto, tuttavia, i suoi legali annunciano un nuovo ricorso in cassazione.