SAPONARA. Il Tribunale di Messina ha confermato il sequestro del sostegno n.40 dell’elettrodotto Sorgente – Rizziconi. Il sequestro è scaturito da un denuncia presentata nel 2013 dall’Associazione Mediterranea per la Natura Onlus, che ha contestato la violazione delle Norme di Salvaguardia del Piano Paesaggistico dell’Ambito 9, che pone sotto il più alto livello di tutela il crinale di Monte Raunuso, dove è stato realizzato sul Serro Tondo. Il provvedimento ha scatenato una dura reazione di Terna, società proprietaria dell’opera e gestore della rete elettrica nazionale, che l’ha definito “un grave danno per i siciliani e gli italiani tutti, perché mette a rischio il sistema elettrico e lo sviluppo infrastrutturale ed economico del Paese”. Secondo la società «resta critica la situazione del sistema elettrico siciliano, che, senza la messa in esercizio di questa infrastruttura fondamentale, è a rischio blackout. Per questo Terna è già al lavoro per trovare la soluzione più efficace a completarla e metterla in esercizio nel minor tempo possibile». La messa in opera era prevista entro la fine dell’anno. L’azienda sostiene nella nota di “avere agito nel pieno rispetto della legge, e realizzando il tracciato autorizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico, che prevede il posizionamento del sostegno n.40 sul crinale di Monte Raunuso, a Saponara: pertanto, Terna respinge ogni accusa di avere lavorato senza le necessarie autorizzazioni, ma anzi si ritiene lesa nel legittimo affidamento della correttezza e conformità a diritto dei provvedimenti autorizzativi e dell’operato della pubblica amministrazione». Nel frattempo – si legge nella nota di Terna – da un punto di vista ambientale, il territorio perde l’opportunità di beneficiare del piano di dismissioni connesse alla realizzazione dell’elettrodotto Sorgente – Rizziconi: fino alla sua messa in esercizio, la cui data è in questo modo procrastinata sine die, non sarà possibile completare il piano di dismissioni connesso alla realizzazione dell’elettrodotto Sorgente – Rizziconi, che prevedeva la dismissione di ben 87 km di vecchie linee, poste in vicinanza di 1151 edifici, 636 dei quali nell’area a elevato rischio di crisi ambientale della Valle del Mela.