VERSO LE PRIMARIE PD. Il comitato elettorale di Ciccio De Pasquale, 69 anni, candidato alle primarie del Pd , è grande un paio di centimetri quadrati: quelli del suo cellulare. Nessuna foto stilosa, comizi in piazza o codazzo di collaboratori a seguito. «Non ho bisogno di una sede – spiega – la gente sa chi sono, conosce i miei uffici, se ha bisogno mi trova al telefonino. Se non posso rispondere, richiamo io». De Pasquale ha attraversato il mare della politica come Ulisse. Navigando dal movimento giovanile della Democrazia Cristiana al Partito Democratico, passando per Alleanza nazionale. Ogni tanto qualche Circe lo attrae ma alla fine rimane un democristiano. «In realtà sono rimasto sempre lo stesso: democristiano e “rompiballe”. Le cosa che non sopporto sono le decisioni calate dall’alto», scherza De Pasquale che ha più volte ricoperto la carica di assessore e consigliere comunale. L’unica poltrona che non è riuscito a ricoprire a palazzo dell’Aquila è quella di sindaco, ma a 69 anni sta tentando di rimediare come “terzo incomodo” nella corsa tutta interna al Pd tra Giovanni Formica e Salvatore Presti. «Anche in questo caso ho deciso di propormi perché le strategie preconfezionate non mi sono mai piaciute. Le cose vanno discusse, siccome all’interno del Pd questo non è stato fatto, ho deciso di candidarmi fiero del mio passato di persona retta». Il chimico, reduce da un intervento alla gamba e per questo un po’ provato, ne ha per tutti. Quello che non gli manca è di certo il coraggio. Una riprova è il banner su Oggi Milazzo: in un clima di rinnovamento, rottamatori e giovani leve in cerca di palcoscenici lui si propone come “Il restauratore”. «Già la “Seconda repubblica” ha fatto un danno enorme – argomenta Ciccio De Pasquale – poi è arrivato Renzi e ci ha spiegato che bisogna rottamare tutti. La gente ha capito che tutti i “vecchi” dovevano stare a casa. Ma secondo me non è stato capito il senso: lui si riferiva ai fannulloni, ai ladri, non a chi ha sempre lavorato come me». Perché Ciccio De Pasquale sarebbe un buon sindaco? «Perché io ho sempre lavorato e non vedo la sindacatura come un mestiere. La politica deve dare un servizio alle persone, non lavoro a chi la fa. Milazzo ha un tesoro che ci è stato sottratto: il porto. Il porto è ricchezza, bisogna ripartire da li e da tante piccole iniziative per migliorare la viabilità…non come quelle inutili rotatorie. Serve un collegamento Capo – Tono e la città verrebbe decongestionata definitivamente». Con Carmelo Pino non ha mai “cucito”. A quanto pare ci fu un contatto all’inizio della legislatura: gli chiese di fargli l’assessore. Ancora aspetta una risposta. «Pino ha sbagliato tutto. Ha fatto la furbata di iscriversi al partito online. Se l’avesse fatto alla luce del sole, con tanto di onorevoli al fianco, non sarebbe arrivata l’esclusione». Il giudizio su Formica non è più tenero. «Sia Pino che Formica devono candidarsi ad ogni costo. Cinque anni fa Formica per la sua insistenza portò parte del partito a votare per gli avversari a cominciare da Pino». Perplesso anche sulla gestione del partito in Sicilia. «I vertici dovevano intervenire prima per dirimere la querelle sulla esclusione di Pino . Non che prima indicono le primarie e poi si scopre che lui poteva candidarsi. La gente non capisce. E si allontanata. Io indicazioni le avevo date, qualcuno ha voluto fare in modo diverso. Chi pagherà i danni politici se queste venissero annullate?».