IL COMMENTO. La piazza è piena. Alcuni sono seduti accanto alla fontana, altri sgranocchiano patatine seduti al bar, qualcuno cerca una posizione più defilata “lato negozi”. Carmelo Pino sul palco tappezzato di manifesti Pd ha la fronte imperlata di sudore. E’ emozionato. Poi arriva il momento: «Ecco a voi il candidato a sindaco che noi tutti voteremo: Giovanni Formicaaaa!!!». Gli applausi fanno da cornice ad un lungo e partecipato abbraccio tra i due. Sullo sfondo Ciccio Italiano che da una pacca sulla spalla a Stefania Scolaro; Salvo Presti passa un kleenex ad Antonio Napoli che versa una lacrima. Un sogno. Naturalmente la stessa scena si può raccontare al contrario. Con un Giovanni Formica che presenta il “suo” candidato, Carmelo Pino, è sul palco gli prende la mano per alzarla come Apollo Kreed con Rocky (naturalmente Salvo Presti sempre con i fazzolettini in mano). Fantapolitica vero? Ecco è proprio questo il punto. Nel Pd si continua a parlare di primarie quando tutti sanno che non si faranno mai. Chi mai può pensare che Pino o Formica, davanti ad una sconfitta alle primarie, possa fare un passo indietro e, addirittura, appoggiare l’avversario, come dovrebbe avvenire all’interno di un partito. Entrambi sanno che se verranno battuti non avranno altre opportunità. Le scappatoie tecniche e politiche sono tante sia per evitare il confronto che per mettere in discussione il risultato delle consultazioni interne. C’è chi è disposto anche ad abbandonare i democratici pur di non fare un passo indietro.

Il problema è che Milazzo non è un paese per…primarie. Troppi personalismi, vecchie ruggini, antipatie epidermiche. Ci ha provato anche il centro destra a farle, ma alla fine anche in quell’area l’ipotesi è evaporata. Gli addetti ai lavori sono convinti che Lorenzo Italiano le avrebbe vinte (ma poi perso la competizione) o si sarebbe candidato in ogni caso: alla fine ci si sarebbe presentati agli elettori sempre spaccati. Ma se tutti sanno che nel Pd non si faranno le primarie, perché continuano con questa sceneggiata? Semplice: ottenere il simbolo del partito di Renzi. Ma quanto vale il simbolo in una campagna elettorale di un piccolo centro dove si vota in base a simpatie o a esigenze clientelari? Una questione più politica che pratica, a nostro giudizio. Gli elettori del Pd che non stimano Pino non lo voteranno in ogni caso; chi stima Giovanni Formica lo voterà sia con il simbolo Pd che Dem. Tutto il resto sono chiacchiere.