A lamentarsi non sono solo i residenti, ma anche gli stessi ragazzi che popolano il Borgo. La movida del fine settimana diventa sempre di più una guerra di decibel tra locali che mettono la musica a tutta volume per “rubarsi” i clienti. In realtà, secondo un giovane lettore di Oggi Milazzo, non fanno altro da un lato a rendere impossibile la vita ai residenti, dall’altra indispettire i clienti che non riescono nemmeno a parlare. Ecco la sua testimonianza. Chi volesse scrivere a Oggi Milazzo per segnalare notizie, darci suggerimenti o per esprimere una opinione lo può fare alla mail redazione@oggimilazzo.it

Mi ritrovo a scrivere questa lettera dopo un sabato sera passato osservando certe situazioni per l’ennesima volta. Il Borgo è da molto tempo il centro focale della movida milazzese. Locali, gente da incontrare, musicisti, balli, e tutto il contorno. Sappiamo tutti che esiste un problema tra i residenti del borgo ed i locali, per ciò che concerne i rumori di disturbo notturni. Non entro nel merito di ciò, ma preciso subito che io ho sempre considerato quelle scalinate e quei viottoli di fronte al Castello un luogo di ritrovo serale, e che pertanto il frastuono – spiacevole per i residenti, naturale per i ragazzi – ne fosse una naturale conseguenza. Ieri sera tuttavia ho affrontato una situazione grottesca in cui mi ritrovo con la posizione degli abitanti. Una situazione per me al limite dell’infantile, instauratasi tra locali concorrenti.

Il primo, almeno dalle 11 e 45 (ora del mio arrivo) aveva montato il set di casse ad altissimo volume: un volume così alto da poterlo sentire fin dentro i locali adiacenti. Con naturale reazione, il secondo locale, montava un’altra cassa con musica alta, che da fuori non era molto udibile (per via dell’altro dj-set) ma che all’interno lo era fin troppo. Lo scopo per entrambi i gestori era chiaramente quello di attirare clienti. Il risultato, il caos. Partendo dal presupposto che io non parteggio ne per l’uno ne per l’altro locale, che a me piace bere in compagnia, la musica, anche la giusta confusione, mi trovavo lì con amici con lo scopo di passare il sabato sera insieme. Il massimo che sono riuscito a fare è stato bere ed aspettare di andarcene. Gli unici a loro agio erano una coppia di ragazzini che limonavano. Per il resto, ho osservato i volti contorti di chi doveva sentire una persona ad un metro, chi stava in silenzio perché non voleva sforzarsi, chi invece urlava nell’orecchio dell’amico. Immaginate cosa significa ricevere l’urlo nell’orecchio di chi ha appena bevuto un cocktail. Ecco, questo era il borgo dei locali ieri sera 26 Ottobre. A scrivere questa lettera non è un residente che sporge lamentela, ne un amante dell’ordine e del quieto (anzi.). Sono un cliente che vorrebbe godersi di più quei locali, che li vorrebbe più in stile “borgo”. Io capisco anche l’esigenza dei gestori di attirare clienti e non farseli fregare dalla concorrenza, e capisco che il rumore, che dir si voglia, è in quel senso funzionale. I clienti sono una creatura strana: vengono attirati dalla musica alta, ma quando gli chiedi se apprezzano quel tipo di situazione, la loro risposta è chiaramente “no” e non potrebbe essere altrimenti. Bisogna dunque trovare una via di mezzo. Il motivo per cui scrivo è che ritengo questo problema facilmente risolvibile. Basta abbassare un po’ il volume, e se qualcuno è contrario a farlo perché “l’altro” ha esagerato, allora si mettano d’accordo civilmente prima che inizi la serata. Rispetto per chi lavora, ma anche per chi si siede.

Gabriele