La federazione dei Verdi della provincia di Messina ribadisce “un secco no” alla proposta di realizzare un impianto di biomasse nella Piana di Milazzo. “Siamo convinti che dietro quest’operazione si stia cercando di intercettare finanziamenti pubblici provenienti dal rilascio di certificati verdi conseguenti alla realizzazione di questa centrale – scrive in una nota il portavoce Peppe Marano –  Una centrale a biomasse è un inceneritore camuffato che brucia la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonchè la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani. Il decreto legislativo 387/2003 consente di trasformare anche le centrali a biomassa in possibili inceneritori perché accomuna la biomassa al Cdr (Combustibile derivato da rifiuti). Come dire che bruciare un tronco d’albero è come bruciare ecoballe o altri combustibili derivati da cicli di produzione del petrolio come il Pet Coke”. Secondo i Verdi  «la costruzione di un impianto di questa portata “porterà più inquinamento nelle nostre aree” e pur bruciando materiale per definizione” biodegradabile”, “le emissioni di polveri fini ed ultrafini, metalli pesanti, diossine fino a un raggio di circa 20 km, saranno sempre presenti, con grave danno per la nostra salute”». Secondo i politici ambientalisti fondamentale sarebbe, inoltre, la questione degli approvvigionamenti. «Il nostro territorio – continuano – non è in grado di fornire le ingenti quantità di colture necessarie per il funzionamento della stessa per cui si renderà necessaria l’importazione di oli provenienti da altri paesi. Considerato che il nostro territorio, Milazzo e la Valle del Mela, è un territorio dichiarato ad Alto rischio di crisi ambientale dal 2002, ritenuto che da quando è avvenuta tale dichiarazione con Decreto Regionale il comprensorio non è monitorato come previsto dai dettami Europei e se tale siffatto progetto dovesse continuare, come Federazione ci vedremo costretti a presentare regolare denuncia in procura al fine di individuare eventuali responsabilità su chi dovesse rilasciare tale autorizzazione».