«Sull’ambiente prendano posizione anche gli amministratori di Milazzo e della valle del Mela». E’ questo, in sintesi, l’appello dell’associazione antimafie “Rita Atria”sulla scorta delle indagini ambientali che sta portando avanti la procura di Barcellona. La Procura ha acquisito gli atti relativi ad uno studio dell’Università di Messina secondo il quale la popolazione giovanile residente nella Valle del Mela (12 -14 anni) avrebbero preoccupanti presenze di metalli pesanti nel sangue. L’Associazione Antimafie “Rita Atria”  «in attesa che i magistrati della Procura svolgano le loro indagini e giungano a chiare conclusioni, è alla politica che ci rivolgiamo, quella nazionale, regionale e locale, perché dica una volta per tutte da che parte sta; ci dica se sta dalla parte dell’interesse comune o dalla parte dell’interesse privato. E lo deve dire con fatti e atti concreti, non più con frasi di circostanza, buone per le campagne elettorali o per i talk show televisivi».

Rita Atria dice basta ai “legami” troppo stretti tra amministratori locali e le industrie del Polo industriale di Milazzo. «La smetta, una volta per tutte, la politica, di avere con le aziende inquinanti un rapporto di do ut des – attacca – quell’aberrante ricatto culturale, che si registra soprattutto in ambito locale, e che è noto con il nome di “opere compensative”. “Inquini”? Pazienza, ma almeno sponsorizzami la squadra di calcio, o la festa del patrono; o costruiscimi un impianto sportivo o regalami un pulmino per disabili”, La politica dovrebbe avere con le aziende inquinanti un ruolo esclusivamente istituzionale nel reciproco rispetto della legalità, nella consapevolezza che il costo sociale delle malattie è di gran lunga più alto di una piscina, piuttosto che una festa o una squadra di calcio. Attendiamo con fiducia l’esito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo Di Gotto. Siamo certi che se i magistrati proveranno le responsabilità , queste ultime saranno senza dubbio sanzionate. Ma se la politica, in tutti i suoi livelli, non cambia passo, non decide di stare veramente dalla parte del tanto abusato “ bene comune”, le eventuali sanzioni si tradurranno nel solito ricatto occupazionale che non farà altro che determinare una guerra fra poveri (ambientalisti e lavoratori) a scapito di tanti e a vantaggio dei soliti noti». Ma cosa si può fare per invertire la rotta? «Trovare i fondi riducendo sprechi inutili, stipendi gonfiati, finanziamenti per sagre di periferia, ecc. utilizzando anche le opportunità economiche europee – scrive Rita Atria –  per fornire i territori di strumenti moderni di rilevazione dell’inquinamento dell’aria dell’acqua e della terra, che vengano gestiti da enti terzi e autenticamente indipendenti in modo da conoscere lo stato dei luoghi e darne puntuale e sicura informazione ai cittadini. Non si dica che non ci sono soldi. E’ sufficiente guardare la spese di Stato, Regione e Comuni per capire che se la salute dei cittadini, garantita dalla Costituzione, è, per la politica, la priorità, è solo sufficiente rinunciare al “voluttuario”». L’associaizone mamertina sollecità, inoltre, la politica a «fare leggi più severe per i reati ambientali inserendo tutte queste tipologie di reato nel codice penale; nel contempo, invece di pensare solo e sempre alle prossime elezioni si pensi al futuro e ad una possibile riqualificazione dei territori in funzione delle nuove, moderne e pulite fonti di energia. Tutto questo sarebbe economicamente sostenibile se solo si riducessero di appena un terzo le spese militari e per gli armamenti».