A rischio le opere d’arte presenti nella centralissima chiesa del Carmine, che a cause di muffe ed umido rischiano di andare irrimediabilmente perdute. Questo il grido d’allarme lanciato dallo storico cittadino Massimo Tricamo alla Sovrintendenza di Messina. In una nota inviata oggi all’ente di viale Boccetta, Tricamo ha comunicato il nauseabondo fetore di muffa, prodotto dalla notevole umidità presente nelle murature, che ha accolto questa mattina i generosi volontari dell’associazione “I ‘mbuttaturi”, intenti a preparare il simulacro della Madonna del Carmine in vista del trasferimento di questa sera al Duomo di S. Stefano per le celebrazioni in suo onore. Alla riapertura del grande portone, la chiesa di piazza Caio Duilio ha mostrato in modo inequivocabile i segni di un marcato degrado delle murature interne che non rappresenta certo una novità, ma che dopo un anno e quattro mesi dalla chiusura al culto dello storico edificio, a seguito del ritorno a Malta di Padre Timoteo Azzopardi per motivi di salute, si è ulteriormente aggravato.

Muffe all’interno della chiesa del Carmine

Molto più accentuate risultano infatti le tracce di umidità nel soffitto e lungo le pareti laterali, aggravate dall’assenza della presenza costante di un addetto, che attraverso minuscoli interventi abituali (quali ad es. la pulizia dei pluviali, spesso otturati dagli escrementi dei volatili, da sempre abituali frequentatori del tetto della chiesa) avrebbe potuto prevenire la formazione di nuove macchie d’umido comparse nel frattempo lungo le pareti a seguito delle piogge di quest’inverno. «Ciò premesso – scrive Tricamo alla Sovrintendenza – si rende pertanto necessario un sollecito sopralluogo tecnico al fine di accertare se l’avanzata dei fenomeni connessi all’umidità delle pareti laterali abbia o meno compromesso le antiche opere pittoriche (tele e pale d’altare, alcune risalenti al XVII sec.) collocate negli altari laterali della chiesa e negli ovali (“Santi Carmelitani”). In particolare – prosegue la nota – si ricorda che due pale d’altare, recentemente restaurate, risultano semplicemente adagiate alle pareti dell’altare maggiore: una di queste, alquanto pregevole, reca la firma del noto artista V. Riolo. Si attende dunque un riscontro, anche al fine di disporre l’eventuale trasferimento provvisorio di tali opere pittoriche in altra sede (il vicino Duomo di S. Stefano?), onde preservarle dalle muffe e dall’umidità che potrebbero danneggiare irrimediabilmente le stesse».