Nessuna incompatibilità per il sindaco Carmelo Pino in merito alla vertenza tra il comune e la Fondazione Lucifero. A far trasparire tra le righe una incompatibilità di Pino nel ruolo di primo cittadino è una interrogazione consiliare presentata ieri sera dai consiglieri Marano, Abramo e Materia (Autonomisti di base). Il comune. negli anni scorsi. è stato condannato a pagare oltre un milione 689 mila euro per un esproprio avvenuto begli anni 90 ai danni dell’ente benefico per realizzare il nuovo palazzetto dello sport.

Ad occuparsi della vicenda è stato anche la Corte dei Conti che aveva scritto nel 2010 al comune, retto all’epoca da Lorenzo Italiano, di inviare un atto extragiudiziario a tutti gli amministratori, al dirigente e al responsabile del procedimento, ritenuti responsabili del danno erariale “a salvaguardia dei termini di prescrizione dell’azione di responsabilità” in attesa che la complessa vicenda venisse definita. La letterà però non chiedeva il risarcimento del danno, cosa che avrebbe potuto aprire un contenzioso tra i politici e il Comune facendoli risultare incandidabili, ma, di fatto, bloccava solo i termini della prescrizione. In un comunicato stampa del comune venivano indicati i nomi dei “soggetti individuati”: Carmelo Pino, all’epoca sindaco, degli assessori Santi Romagnolo, Salvatore Caravello, valeria Oliva, Pasquale Mellina, Giuseppe Caminiti; del dirigente Lucia Lombardo (oggi dirgente della Fondazione Lucifero), e il funzionario del’ufficio espropri Santa Mondello. Pino denunciò il sindaco Lorenzo Italiano per violazione della privacy dando vita ad una battaglia legale che si conclude all’inizio dell’ano con l’assoluzione di Italiano. Fu polemica anche sul legale a cui fu assegnata la difesa di Italiano in quanto, nonostante fosse stato citatao come semplice cittadino, lui nomino l’avvocato con una deliebra, in qualità di sindaco, e dunque a carico dei cittadini. la vertenza si concluse all’inizio dell’anno con l’assoluzione di Italiano. Ora la questione ritorna in auge con l’interrogazione di Autonomisti di base che intende capire a che punto è l’iter della Corte dei Conti. Pino replica: @font-face { font-family: “Arial”; }p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal { margin: 0cm 0cm 0.0001pt; font-size: 14pt; font-family: “Times New Roman”; }div.Section1 { page: Section1; }

“In merito a quanto dichiarato dai consiglieri “Autonomisti di base” – afferma Pino – smentisco categoricamente che nei miei confronti esista una procedura da parte della Corte dei Conti, tant’è che non è mai stata intrapresa alcuna azione di responsabilità nei confronti degli amministratori dell’epoca. Le affermazioni contenute nel documento dei tre consiglieri sono dunque assolutamente infondate e lesive dell’immagine personale. Valuterò assieme ai miei legali l’opportunità di tutelare nelle sedi opportune l’onorabilità dell’Ufficio che ricopro e della mia persona. Il fatto che la precedente Amministrazione abbia ritenuto di indicare anche il mio nominativo – peraltro alla vigilia della campagna elettorale del 2010 – non è sinonimo di accertamento di responsabilità. Sicuramente è cosa assai ben diversa dal pagamento di indebito oggettivo, la cui competenza rientra nella sfera del giudice ordinario. Dal punto di vista politico, pertanto ritengo tali atti solo frutto di strumentalizzazione e intenti distruttivi e quasi intimidatori. Il sottoscritto di certo non si farà distrarre da tali prese di posizione e proseguirà la propria attività di governo della città nel rispetto di quei principi che da sempre mi hanno caratterizzato: trasparenza e rispetto della legalità”.