Il Castello di Milazzo riaprire entrò fine anno. Questo l’obiettivo dell’Amministrazione che sta attendendo il completamento delle operazioni di collaudo tecnico-amministrativo. La commissione nominata dall’assessorato regionale ai Beni Culturali, composta da quattro tecnici, ormai da diversi mesi è al lavoro per verificare le opere realizzate con l’appalto Pios del 2004. Solo al termine di questa procedura la ditta appaltatrice, il Consorzio stabile Aedars sc arl, potrà restituire l’immobile al Comune.

“Per il momento infatti – spiega l’arch. Ferdinando Torre, attuale Rup (Responsabile unico del procedimento) il Comune non ha il possesso del bene, che risulta consegnato alla ditta appaltatrice, la quale, ha l’onere di assicurare che sino alla riconsegna tutte le opere dovranno essere mantenute a regola d’arte. Per questo si nota la presenza di operai all’interno della fortezza”. ”Sul Castello si è detto di tutto e qualcuno ci ha anche addebitato responsabilità per la mancata apertura – afferma il sindaco Carmelo Pino – . La verità è che la consegna del Castello fatta in pompa magna prima delle elezioni del 2010, in effetti non c’è mai stata e quella era solo una visita di cantiere che però ha comportato notevoli spese alle casse comunali (penso solo al catering da quasi 10 mila euro). Il Castello non era ancora in sicurezza, per cui l’Amministrazione è stata costretta ad attivarsi nell’ultimo anno per renderlo fruibile, di concerto con la Soprintendenza, indicando anche le soluzioni e predisponendo un progetto di assestamento per poter poi procedere al collaudo e dare la conseguente agibilità”. Il primo cittadino sottolinea altresì che “il Comune dispone soltanto della proprietà del Duomo antico essendo il resto demanio dello Stato che l’ha messo adesso nell’elenco dei beni che transiteranno alla Regione. Successivamente quest’ultima potrebbe trasferirlo al Comune”. Con riferimento alla localizzazione del Teatro prevista in altra area, Pino evidenzia “che l’area utilizzata in passato per il teatro all’aperto dovrà essere oggetto di esplorazione archeologica, e pertanto la nuova e definitiva ubicazione, individuata dalla Soprintendenza, consentirà non solo un aumento di posti ma anche una migliore fruizione e sicurezza della struttura.

 

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