«Siamo visti come qualcosa di lontano dai cittadini, ma vi assicuro che siete una boccata di ossigeno per noi, ci ricordate il senso autentico della nostra missione».
Si è espresso così il magistrato Nino Di Matteo questa mattina all’apertura del suo intervento davanti ai giovani studenti del Liceo Impallomeni. Un incontro, voluto dalla dirigente Caterina Nicosia e reso possibile grazie all’interessamento di mons. Santo Colosi, docente di religione dell’istituto, che si inserisce nell’ambito del “progetto Legalità” che ormai da diversi anni riscontra molti successi.

A fianco di Di Matteo erano presenti il procuratore capo di Barcellona P.G. Emanuele Crescenti e il giudice del tribunale di Palermo Giuseppe Sidoti che hanno sottolineato l’importanza del ruolo della magistratura a presidio della legalità e della libertà dei cittadini, non trascurando un cenno alle vicende locali.
«Il nostro impegno principale sta nell’abbattere sul nascere i fenomeni di criminalità. In questi anni si è fatto un gran lavoro nel contrasto alla mafia soprattutto imprenditoriale, con duri colpi all’organizzazione mafiosa barcellonese» ha dichiarato il procuratore Crescenti su sollecitazione di alcune domande.

Domande che non sono mancate a Di Matteo, il quale non si è sottratto a rispondere ai ragazzi, anche su questioni più private della sua vita.

Il magistrato che dal 1993 vive sotto scorta ha parlato per oltre un’ora, chiarendo con semplicità di linguaggio curiosità ed interrogativi degli studenti, senza mai scomporsi, analizzando con occhio critico alcune vicende regionali e nazionali. «Il grande problema è la diffusione di una mentalità mafiosa perfino negli ambienti politici. Basti pensare che negli ultimi tredici anni ben due presidenti della regione Sicilia sono stati coinvolti in inchieste per mafia. Ignorare tutto quello che succede, vuol dire essere sudditi».

La preside Nicosia omaggia Di Matteo

La preside Nicosia omaggia Di Matteo

Un filo rosso ha legato tutto il suo intervento: l’invito a reagire alla “sub-cultura della rassegnazione“. «I risultati dei processi saranno sempre parziali se voi giovani non inizierete una rivoluzione culturale che sovverta la dilagante mentalità mafiosa. Un obiettivo che sarà possibile raggiungere soltanto anteponendo il merito alle raccomandazioni e recuperando una memoria storica del paese».

Per ultimo, un chiaro riferimento al Caso Morosini che in questi giorni sta accendendo i dibattiti sul ruolo politico dei magistrati è stato fatto rispondendo ad una domanda. «L’autonomia e l’indipendenza della magistratura rappresentano un baluardo di difesa dal potere politico che intenda sopprimere le libertà dei cittadini. Per questo ritengo che la nostra Costituzione vada prima di tutto applicata e conservata».

L’incontro ha entusiasmato gli studenti ed ha soddisfatto la preside Nicosia che ha ricordato la rilevanza dell’incontro svoltosi in ricorrenza della Giornata dell’Europa e dell’anniversario delle morti di Aldo Moro e Peppino Impastato.

Luca Formica