MEDIA GARIBALDI – Istituto Comprensivo Primo. Rispettare la persona e combattere la violazione dei diritti umani passa attraverso l’istruzione, che per noi talvolta è un obbligo, ma ci sono bambini meno fortunati che darebbero qualsiasi cosa pur di andare a scuola. Un valido esempio sono i bambini sierraleonesi, che anche se non hanno acqua potabile e i libri li trovano raramente, hanno il sorriso sulle labbra, loro sono molto allegri ed ingegnosi: una crepa nella finestra, un piccolo taglio sul banco, lo aggiustano subito con un cerotto. Hanno il problem solving innato, nessun corso per impararlo. Valeria Rizzo, figlia dell’ammiraglio Francesco Rizzo, nipote di Luigi Rizzo, eroe della prima guerra mondiale, ha reso grande in tutto il mondo il nome di Milazzo. Valeria non l’ho conosciuta di persona ma attraverso le sue parole durante un collegamento Skype realizzato a scuola . Ho conosciuto la Sierra Leone e so che bisogna affrontare un lungo viaggio per arrivare sino a lì passando per la Liberia. Non ci sono palestre, non ci sono i comfort che abbiamo qui, i ragazzi vengono accompagnati a scuola con moto di fortuna ed al posto dei benzinai ci sono bancarelle con bottiglie di plastica riempite di un gasolio che sembra tè. Ci sono tanti poveri e tanti mutilati. Tanta sofferenza. Un insegnante guadagna 70 euro al mese, ci sono tante foreste in mano ai Cinesi e tante miniere di diamanti in mano ai Libanesi. Tutto per gli altri e nulla per loro. In un paese agli ultimi posti per povertà ci sono quattro casinò ma non vanno di certo loro a giocare. Si tocca con mano la fame e non quella studiata sui libri di scuola. So che la Sierra Leone è un posto dove le ragazze non vanno a scuola perché presto abbandonano gli studi e se la famiglia ha un figlio maschio preferisce mandare a scuola lui. La ragazza è più utile per le faccende domestiche. Ce lo ha raccontato lei. Valeria Rizzo, una donna dal cognome importante, simpatica e preparata. Lei lavora come consulente Unicef e si occupa di tanti progetti. Al momento del progetto scuole, dopo aver partecipato ad missione umanitaria dell’Onu nella Repubblica centroafricana, una missione pericolosa che dopo un anno e mezzo ha contato cinquanta morti, tra cui qualcuno mangiato dai cannibali.

Una cosa è studiare l’Unicef sui libri di scuola e un’altra ben diversa è parlare con chi ne fa parte con chi si prodiga per fare qualcosa di utile per la società. Valeria ci ha raccontato delle bellezza dei luoghi, delle spiagge, del verde della Sierra Leone, dove basta davvero poco per essere felici. «Ho fatto felice qualcuno con una palla di gomma o con un quaderno e non con uno cellulare ultimo modello. Non tutti i bambini sono uguali – ha detto- ci sono sorrisi ruffiani di bambini che vogliono ottenere qualcosa o di sincera gratitudine, ci sono sorrisi grandi stampati sulle labbra di bimbi a cui basta una caramella».

Mi chiedi se amo il mondo? Bella domanda Arianna. “Io non amo il mondo quando la politica calpesta i diritti, non amo il mondo quando ci sono le guerre e le ingiustizie, quando non c’è il rispetto della persona. Amo il mondo che lavora, fa del bene, ed ho una passione per gli esseri umani perché ognuno ha qualcosa da dare”

Cosa è l’Unicef ?

Noi ci occupiamo di tutti i bambini e intendo quelli fino a 18 anni, fin quando non divengono maggiorenni. Noi aiutiamo loro, le mamme ed i neonati. L’Unicef è nata durante una grave crisi economica che c’è stata in Italia 70 anni fa dopo la Seconda Guerra mondiale. Si era reso necessario aiutare gli orfani di guerra. Oggi lavoriamo in più di 190 paesi del mondo. In Italia c’è il comitato per l’Unicef non le Nazioni Unite, che raccoglie i soldi da destinare. Aiutiamo i bambini perché è più facile prendersi cura di un bambino oggi e non di un adulto già formato su cui è difficile intervenire . Io amo definirmi consulente “precaria” e gestisco progetti di aiuto alle ragazzine di 12- 14 anni , le aiutiamo a rimanere a scuola. Loro spesso non vanno o non ci rimangono perché devono svolgere i lavori domestici, diventano mamme presto, intorno ai tredici anni ,hanno il ciclo mestruale e non hanno i soldi per acquistare gli assorbenti. Anche per questo motivo perdono l’abitudine a frequentare la scuola. Attualmente lavoro anche facendo corsi agli insegnanti. Ci occupiamo di education –istruzione (nutrizione, salute ed istruzione) Vi posso assicurare che c’è gente che ci mette il cuore. Il nostro progetto ha salvato finora più di 10.000 ragazze a cui abbiamo dato i soldi per iscriversi a scuola e 6.000 ragazze sono state salvate dall’Ebola. Non riusciamo a quantificare con precisione quante ragazze abbiamo salvato ma i numeri potrebbero anche essere superiori.

Valeria mi ha parlato di un angelo incontrato nel suo cammino di vita .Si tratta di una professoressa italiana in pensione, Maria Teresa Nardello .

Quando l’ho incontrata era circondata da 20 bimbi, sembrava una principessa. Lei è una missionaria ci mette i soldi di tasca sua e quelli dei donatori, per la sua scuola, la St. Catherine School , una scuola cattolica fondata per i bimbi sierraleonesi .Con la scusa del cibo, ha attirato alunni. Dava loro da mangiare e pian piano li faceva studiare .Una grandissima donna, luce e faro di speranza per bimbi, altrimenti destinati ad essere bambini soldato o ad essere sottoposti a torture che nessuno di noi può lontanamente immaginare. La scuola è a Lakka, alla periferia di Freetown, in Sierra Leone e porta il nome Caterina, in ricordo di sua madre. È stata fondata nel 2011.I Fiori di Sierra Leone sono gli alunni poveri e con problemi psico -fisici che la frequenano.Conta sei classi elementari e due di asilo. Un progetto è quello di istituire asili e c’è uno stanziamento di alcuni milioni di dollari. La loro istituzione è fondamentale perché i bimbi parlano il Krio che è una lingua basata sull’inglese ma la scuola è in inglese. Se non frequentano l’asilo non imparano le regole e arrivano a sei anni proiettati alle elementari, per loro diventa quindi difficile iniziare”.

Conoscere Valeria e tramite il suo racconto Maria Teresa, mi ha fatto pensare: loro sì che sono proprio il simbolo del rispetto della persona!

Spesso noi immaginiamo eroi ed eroine venuti da altri pianeti oppure figure epiche, ma non ci rendiamo conto che i veri eroi ce li abbiamo davanti agli occhi, sta a noi cercare di vederli e mi vanto di dire che nel corso di una mattinata diversa a scuola ne ho conosciuto due.

ARIANNA SCIACCA II C