Alla decima edizione del Milazzo Film Festival arriva oggi l’attore Fabrizio Bentivoglio. Sarà possibile vederlo prima sullo schermo nel suo esordio alla regia, “Lascia perdere, Johnny!” del 2007, e poi ascoltarlo dal vivo nel monologo “Piccolo almanacco dell’attore“. Di seguito una breve introduzione al monologo, curata da direttore artistico del Festival Mario Sesti:

«Abitare nella vita di un’altra persona, a tempo determinato”: così Jeremy Irons descrisse una volta il mestiere, e il godimento, dell’attore, in una conversazione con me di fronte al pubblico al Taormina Film Festival. E’ una delle definizioni che ho finito più spesso per rubare tutte le volte che ne ho avuto bisogno. Se si accetta questa definizione possiamo dire che in questo Piccolo Almanacco Fabrizio Bentivoglio ci conduce in quell’abitazione, come una guida in una cripta, lasciandoci l’impressione contraddittoria che la conosca a menadito e allo stesso tempo che continui a considerarla una terra misteriosa e incognita. Cos’è la recitazione? Lavorare sul proprio sistema nervoso? Sprofondare nel personaggio ma anche dentro sè stessi per far affiorare ciò di cui hai bisogno? Ma anche imparare a non cedere al masochismo di chi rivedendosi non tollera la distanza incolmabile con la perfezione. E che cos’è la perfezione per un attore? L’immedesimazione? La tecnica? La memoria? Il mimetismo? La vanità, l’ipertrofia architettonica dell’io, il potere di uno sguardo, la riconoscibilità della propria immagine? La forza di questo testo sta nella acuità con la quale tenta di fotografare una sostanza invisibile come i telescopi la materia oscura. E’ impossibile racchiudere bellezza, metodo e tecnica dell’arte della recitazione in una teoria perché nel momento in cui cerchi di descriverne la natura in un testo scopri che non c’è nulla che le appartenga (voce, corpo, sguardo, parole) che possa essere trattenuto, con semplicità o presunzione scientifica, da un discorso.

Tra raccontare l’Arlecchino di Ferruccio Soleri o Il De Niro di Toro scatenato e incontrare la loro recitazione su un palco e su uno schermo la distanza è troppo grande per essere tollerata: troppo grave la perdita di aura e di senso rispetto allo specchio delle parole. Non è anche questa la sfida che ci ha portato a pensare ad un festival dedicato proprio agli attori? Provare a raccontarli insieme alla loro voce, al loro corpo e alle loro parole. In ogni caso, come annota Bentivoglio, quello che si può fare, sicuramente, è un po’ di antropologia dell’attore: la necessità di una concentrazione assoluta in teatro e quella opposta, “stop and go” del set dei film, la sensualità dei dialetti, l’ansia dell’attore che vede gli altri che spiano la sua performance sul monitor e cerca di leggerne le reazioni (Arthur Penn una volta mi disse: “Non lo faccio mai perché so quanto possa essere fonte di tensione per coloro che recitano dall’altra parte del monitor”).

L’impressione che ci consegna questo testo è quella di osservare Bentivoglio scrutare se stesso come se fosse atterrato in un pianeta sconosciuto dopo aver fatto di tutto per arrivarci scoprendo che quell’approdo è solo l’inizio del viaggio e non la meta, come se ogni attore dovesse imparare se stesso d’accapo, ad ogni nuovo film, ad ogni nuovo passo su su un proscenio, C’è qualcosa di più, in questo testo, tuttavia. C’è l’idea che ogni attore debba fare i conti (per lunghi anni: forse per tutta la carriera) con questa inesauribile insondabilità della recitazione perché è essa stessa la fonte del suo talento, se ne possiede. Non ricercare la perfezione. Perfezionarsi. Ovvero entrare senza mezzi termini in colluttazione con la materia oscura senza schemi e metodi preconcetti. Bentivoglio non prende posizione nella gigantomachia tra il fanatismo dell’immedesimazione e il virtuosisimo della finzione, tra Strasberg e Mastroianni, Dustin Hoffman e Laurence Olivier, Hollywood e la drammaturgia europea. Una volta chiesero a Humphrey Bogart cosa ne pensasse del “metodo”, le tecniche di recitazione importate negli Usa sulla scorta della lezione di Stanislawskij. Bogart rispose che conosceva solo un metodo: il suo.

Bentivoglio appartiene a quella generazione che tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 ha contribuito a ricostruire le fila produttive e creative e soprattutto il perimetro di un nuovo pubblico cinematografico, quando la grande generazione del dopoguerra stava lasciando la scena senza preoccuparsi tantissimo di consegnare la propria eredità. E’ stato cruciale fiancheggiatore della nascita e la crescita di autori come Salvatores, Soldini, Mazzacurati. E’ tra gli interpreti che più di altri ha dimostrato, lavorando in scena con Strehler, Patroni Griffi, Scaparro, Barberio Corsetti, come la divisione tra teatro e set, per gli attori, fosse una insensatezza tutta italiana: e il suo lavoro come cantante per gli Avion Travel, dimostra l’ampiezza d’orizzonte della sua idea di scena e ci fa capire per quali ragioni è tra gli attori più amati delle generazioni più recenti di attori. Lo abbiamo visto sperimentare con successo la commedia e il noir così come la sfida della storiografia e della cronaca nei panni di Ambrosoli e di Raoul Gardini. Nessuno può chiedere a Bentivoglio come si chiama il suo metodo, è troppo riservato per affermarlo con la stessa sfacciataggine di Bogart. Ma noi sappiamo qual è, e come si chiama».

IL PROGRAMMA DI OGGI POMERIGGIO:

Ore16: Concorso internazionale di cortometraggi – proiezione delle opere selezionate:

Assunta (Italia) di Luana Rondinelli – 9’

The Sea That Moves Things (Italia) di Lorenzo Marinelli – 15’

Supertramp (United Kingdom) di Fabrizio Gammardella – 06’39”

Future Memories (Italia) di Donatella Altieri – 12’

The Steak (Iran) di Kiarash Dadgar Mohe – 8’13”

Luca, out of sync (Italia) di Alessandro Marinaro – 14’40”

Body Seller (Francia) di Alireza Shakeri – 14’57”

D’amuri (Italia) di Santi Catanesi – 2’

The Body of the World (Italia) di Simone Massi – 4’

17.30: “Lascia perdere Johnny”, di Fabrizio Bentivoglio (Italia – 2007 – 104’). Sarà presente il regista

19.30 Fabrizio Bentivoglio nel monologo “Piccolo almanacco dell’attore”

20.30: Incontro con Fabrizio Bentivoglio. A seguire consegna dell’“Excellence acting award”

20.45 “Il racconto, la sua voce” – speciale podcast: incontro con Matteo Caccia. Consegna del premio “Il racconto della voce” 

Ore 21.30: “Martedì e venerdì”, di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis (Italia – 2024 – 100’).

L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti