Parte domenica 11 febbraio la VI stagione teatrale di quiNteatro al teatro Trifiletti di Milazzo. La prima serata del cartellone è in programma, alle 18, con “L’alba del terzo millennio” di Pietro De Silva con Emanuele Puglia e Cosimo Coltraro per la regia di Federico Magnano San Lio.

LO SPETTACOLO. Siamo all’alba del terzo millennio, Pasqua 2000, e in un imprecisato paesino di una delle tante province (intese come luoghi dell’anima e non come entità amministrative) italiane viene organizzata una sacra rappresentazione che dovrebbe concludersi in cima ad una montagnola, fuori dal centro abitato, che rappresenta il Golgota. Qui, due uomini, che, apparentemente, più diversi non potrebbero essere, attendono già da ore l’arrivo della processione appesi alle croci che simboleggiano quelle dei due ladroni dell’iconografia tradizionale. Ma, per una strana concomitanza di eventi, la processione non arriverà mai e i due saranno costretti, loro malgrado, a socializzare, ad aprirsi l’un l’altro, a mettere insieme le loro solitudini che vanno ben al di là della situazione contingente.
Ma chi sono questi due individui?
Uno è un maestro di scuola elementare, frustrato e rancoroso, laico, scettico, persino un po’ classista,
volontariamente “auto-esiliatosi” in quel paesino sperduto quasi a voler espiare i propri sensi di colpa nei confronti della moglie (ma lo si scoprirà solo dopo un bel po’… ché, dapprincipio, il maestro è restio ad aprirsi), insofferente e un tantino misantropo… tetro!
L’altro è un vinaio, incolto, rozzo ma socievole, ha una sua schiettezza genuina, popolare e una buona dose di logorrea che irrita il suo compagno di sventura, umile e “felicemente” rassegnato alla vita che conduce… percepisceil proprio lavoro quasi come una missione, una vocazione avuta da piccolo e della quale va orgoglioso… in altri contesti, un compagnone!

Sulle prime, il dialogo è rarefatto, stentato… il vinaio è desideroso di fare conversazione, sia per far trascorrere il tempo più piacevolmente sia per indole, ma trova un muro di ostilità nel malmostoso maestro che tenterà di “mantenere le distanze”.
Ma, man mano che la situazione diventa disperata e disperante, questi due mondi paralleli, queste due solitudini sconosciute e comuni a molti, queste due vite uniche e banali si incontreranno, giocoforza, sul filo della parola… l’apparente, potenziale conflitto sociale si stempererà fino a sciogliersi in una solidarietà cameratesca ma incompiuta a causa del sorprendente epilogo!
La pièce ha una tessitura tragicomica (gli spunti sono quelli della comicità classica, dai fratelli De Rege in poi: la differenza di ceto, cultura, quoziente intellettivo tra i due uomini, li pone agli interpreti su un piatto d’argento)… e, ovviamente, una “staticità” sacrale che incombe sullo spettatore costringendolo a porre la propria attenzione sul percorso (una vera e propria Via Crucis, con tanto di Stazioni!) verbale dei protagonisti.

Non, manca all’interno del testo, una sottesa critica sociale che trae linfa dalla condizione professionale umile e umiliante dei due che rischiano in più tratti di farsi la classica “guerra tra poveri”. Alla luce della recente cronaca politico-economico-finanziaria il testo originario è stato integrato con qualche “profetico” scambio di battute che pensiamo arricchisca dinamicamente la piéce stessa.
L’affiatamento dei due interpreti (diversi e complementari sulla scena nonché buoni amici nella vita… che non guasta) e la sintonia degli stessi con il regista chiamato a dirigere la coppia… fa il resto.

I costi dei biglietti vanno dai 15 ai 25 euro. Gli abbonamenti da 90 a 120 euro.