CONCORSO OGGI MILAZZO IN CLASSE / MEDIA GARIBALDI. Ho avuto l’onore di poter incontrare la Signora Agnese Moro, giornalista- scrittrice, figlia del giurista e politico Aldo Moro. Durante l’incontro noi studenti abbiamo avuto l’opportunità di interagire con la Signora Moro, porgerle delle domande, leggerle delle riflessioni, delle poesie e mostrarle degli elaborati grafici. Questa riflessione, è stata scritta da me di getto, dopo aver analizzato in classe la sua figura ed essermi soffermata sul concetto di giustizia riparativa e sul dialogo “riconciliativo” con l’ex brigatista Adriana Faranda .

Carissima Signora Agnese Moro.
nonostante i miei tredici anni, posso affermare che il senso, i modi e i contenuti del suo intervento pubblico sono stati, per quanto mi riguarda, ma credo anche per la platea dei tanti ragazzi che vi hanno partecipato, motivo di grande riflessione, di serio trasporto in una dimensione umana profonda alla quale non siamo abituati.
Da subito, le ammetto, la mia sensazione profonda prima di smarrimento, poi di curiosità e infine di trasporto, per concetti intrisi da forte senso civico ma anche di condivisione ed affetto nei confronti di chi le ha procurato una sofferenza, che normalmente è senza ritorno.
Nel dolore vissuto, giorno dopo giorno, da quel lontano 1978, Lei, carissima signora Agnese, che è figlia del padre Aldo, vittima del terrorismo più feroce, ha voluto affrontare il lutto/delitto che si aggiungeva ad un’azione sanguinosa ed incomprensibile, superando la volontà di punizione, l’umiliazione e la vendetta umana, per mettersi a disposizione del confronto proprio con chi si è macchiato del reato di terrorismo in un periodo drammatico per il nostro paese.
È inutile dire che si rivelerebbe meno sconvolgente “il pentimento di chi ha ucciso”, mentre rimane anni luce lontano dalle nostre convinzioni il bisogno di intraprendere un confronto proprio con chi è stato la causa di quel dolore, di quel lutto.
Lei ha fatto tutto questo, facendo propria e divulgando il senso della cosiddetta “giustizia riparativa”, che abbiamo compreso non essere la giustizia punitiva dello Stato, che ha il compito di infliggere la pena del carcere a quanti si rendono colpevoli di reati così gravi.
Il suo è un viaggio spirituale fuori dagli schemi, il cui fine non è stato raccontare la cronaca di un reato, di fornire un resoconto o un diario.
Traspare dalla sua vita e dalle sue parole, che il percorso riparatore che Lei, da vittima, ha avuto la forza ed il coraggio di intraprendere insieme ai colpevoli del delitto, trovi le sue ragioni non in un falso buonismo, ma nella determinazione di incontrare, di ascoltare, di comprendere l’altra parte, oltre ed al di là del dolore, ricercando la giustizia delle relazioni umane.
Ed è questa una giustizia che si muove in un’area dell’anima che rifiuta di abbandonarsi alla rabbia, al rancore e alla disperazione.
Non v’è dubbio che Lei lasci a noi la consapevolezza che, anche di fronte ad esperienze umane terribili e devastanti è sempre possibile porsi al cospetto di quanti ci hanno distrutto la vita per iniziare un viaggio intimo volto ad esplorare le parti più belle e positive dell’ animo umano.
Credo che sia bello per Lei sapere che siamo consapevoli del grande insegnamento che ci ha trasmesso e che investe noi, giovani vite in erba, della necessità di imparare ad applicare, oltre all’ istinto, la forza della bellezza e della profondità del’ascolto, del dialogo e della comprensione.
Grazie signora Agnese” per averci illuminato di immenso”.

Caterina Sole Salvadore III B
Comprensivo Primo Media Garibaldi – Milazzo