ISTITUTO LEONARDO DA VINCI. All’Itet “Leonardo da Vinci” sono iniziati gli incontri di sensibilizzazione sulle dipendenze e la violenza di genere. Toccanti sono state le testimonianze vere di persone che sono riuscite a uscire dal tunnel.

Che cosa si intende per tossicodipendenza? La tossicodipendenza (dal greco Toxiton, che letteralmente significa “veleno”) è l’uso cronico e compulsivo di sostanze come alcol, droghe o farmaci. La dipendenza da determinate sostanze è un problema sociale e sanitario molto diffuso, principalmente tra i giovani, che accusano maggiori problemi di salute a causa della vulnerabilità dei circuiti neurali ancora in fase di sviluppo.

La Scuola può e deve svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione delle dipendenze, perché ha il compito di formare ed informare i giovani studenti per evitare che cadano in un tunnel senza ritorno. Per questo l’ITET ha organizzato degli incontri di sensibilizzazione sui temi delle dipendenze e della violenza di genere. La violenza di genere è un tema di tragica attualità, e la Scuola ha il compito ed il dovere di insegnare ai ragazzi il rispetto verso gli altri e verso la propria persona, anche attraverso conferenze e testimonianze di chi ha subito o di chi è stato carnefice e si è pentito.

Il 13 Febbraio 2019, nell’Aula Magna dell’Itet “Leonardo da Vinci “, si è tenuto un incontro su “Il ruolo delle sostanze psicoattive”, guidato da un neurologo esperto con la presenza delle Associazioni di Alcolisti Anonimi “Alanon” e “Alateen”.

Durante lo svolgimento di questa iniziativa, che fa parte di un progetto organizzato dall’Associazione ASTREA-Amici delle donne, mirato alle classi quarte dell’istituto, è stato proiettato un video con una canzone di Sanremo 2019. “La ragazza dal cuore di latta”, la canzone cantata da Irama, ha fornito lo spunto per parlare di abusi e dipendenze varie (alcool, droga, gioco, shopping compulsivo). Ispirato a una vicenda vera, il testo che il cantautore ha scelto di portare davanti al pubblico è la storia di una figlia abusata dal padre che ha paura di raccontare agli altri il suo dramma per timore di non essere capita e di essere giudicata male. E’ anche una storia di solitudine, una solitudine spezzata dalle parole “Io ci sarò comunque vada”, che si riferiscono all’aiuto di un amico per superare le difficoltà. Gli esperti hanno anche spiegato i danni che può provocare l’abuso di alcool mescolato a sostanze stupefacenti, problemi a livello celebrale, disturbi dell’attenzione, danni alla vita propria e/o altrui e molto altro.

Successivamente, nel corso dell’incontro, la parola è passata alla presidentessa dell’associazione “Alateen”, che ha spiegato l’importanza che l’aiuto degli altri può assumere per uscire dalle dipendenze. Toccanti sono state, infine, le testimonianze vere di un alcolista anonimo che, per garantire l’anonimato ha scelto un nome di fantasia e di una ragazza, figlia di un alcolista che è’ stato in carcere per alcuni anni, accusato di violenza sui familiari. La ragazza ha parlato del difficile rapporto con i fratelli e con una madre che la faceva sentire invisibile.

La ragazza è cresciuta senza affettività, con dei segreti; se ne vergognava e non voleva raccontare a nessuno il suo dramma in quanto convinta di essere colpevole. Lei si definiva “mendicante d’affetto”, sempre preda di persone sbagliate: l’uomo ricco che le regalava giocattoli o caramelle, l’adolescente “bullo” a cui si concedeva facilmente e altri che la rendevano ancora più colpevole e debole. Poi, finalmente, ha conosciuto la persona giusta, che l’ha indirizzata all’associazione “Alateen”. Dopo un periodo di crisi, grazie all’Associazione, è riuscita a trovare la forza di raccontare e a vedere l’inizio della sua guarigione. Dopo sette anni di terapia di gruppo, si può dire che è guarita.

Adesso è una madre, una moglie che ama e rispetta i parenti malati, una donna che ha scacciato i suoi fantasmi e si è presa finalmente cura di se stessa.

MARTINA MANNA, DEBORA LA SPADA V BT