Foto d'archivioOperazione Gioia, 23 arresti tra Messina, Barcellona e Falcone 19 Marzo 2015 Nei Dintorni Si chiama” Gioia” l’operazione antidroga che ha portato stamattina all’arresto di 23 le persone (di cui 14 in carcere) tra Messina, Barcellona, Furnari, Oliveri e Falcone. Due i sodalizi. Una operava lungo la fascia tirrenica, specializzata principalmente in hashish, ed un’altra concentrata nella zona Sud di Messina, che faceva perno attorno a figure “note”, specializzata in droghe pesanti come eroina e cocaina. Ad alcuni degli indagati sono stati contestati anche furti in abitazione. Sono stati raggiunti da ordinanza di custodia in carcere Carmelo Montrone, 28 anni di Falcone, Domenico La Macchia, 37 anni di Barcellona, Redouane Rahbib, marocchino di 27 anni residente a Barcellona, Rachid Charfi, marocchino di 27 anni residente a Barcellona, Francesco Sidoti, 29 anni di Messina (ai domiciliari), Sebastiano Famà, 24 anni di Falcone. Per il gruppo di Messina Sud, si tratta di Lucio Mazza, 25 anni di Messina, Daniele Mazza, 23 anni di Messina, Angelo Conti, 25 anni di Messina, Angelo Aspri, 32 anni di Messina, Giuseppe Astuto, 25 anni di Messina, Nunzio Corridore, 38 anni di Messina, Antonino Casablanca (detto Topolino), 39 anni di Messina, Giacomo Pulejo, 34 anni di Messina, Pasquale Erba, 48 anni di Messina. Finiscono ai domiciliari: Mohammed Bahlal, marocchino di 21 anni residente a Barcellona, Domenico Accetta, 24 anni di Messina, Fabio Emanuele Lo Bianco, 22 anni di Barcellona, Carmelo Palella, 21 anni di Barcellona, Pietro Quattrocchi, 48 anni di Barcellona, Antonino D’Allura, 23 anni di Barcellona. L’operazione costituisce uno sviluppo investigativo dell’inchiesta che nel 2008 portò alla cattura dei fratelli latitanti Mignacca. Il controllo delle piazze di Barcellona, Furnari, Oliveri e Falcone, – secondo il resoconto degli investigatori – era affidato all’organizzazione capeggiata da Carmelo Montrone che, aiutato dal fratello Davide e Domenico La Macchia, si riforniva di hashish dal cittadino marocchino Rahbibh. Da quanto accertato, la droga proveniva dal barcellonese ed era proprio il marocchino a custodirla in panetti in un’abitazione. Il ruolo di Sidoti e Famà, invece, era quello di “staffetta”. Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 5.959 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT