LA LETTERA. Nel dibattito sull’adesione del sindaco Carmelo Pino al Pd e la relativa opposizione dei due circoli cittadini, interviene Filippo Lo Schiavo, presidente di Adesso Milazzo, associazione politica “di indirizzo renziano”, che ha scritto alla nostra redazione. Ecco il testo:

a destra Filippo Lo Schiavo

Gent,mo Direttore, nella qualità di presidente di ADESSO!MILAZZO, associazione di iscritti al circolo PD di Milazzo 2, Le chiedo cortese ospitalità in quanto la buona stampa ama sentire il suono di tutte le campane prima di orientare l’opinione pubblica. Notoriamente siamo un’associazione politica di indirizzo renziano nell’ambito del partito e sostenitori dell’attuale sindaco Carmerlo Pino. Essendo stato presente, in qualità di membro del Direttivo del cicolo PD Milazzo 2 posso testimoniare sullo svolgimento di quanto avvenuto nella famosa riunione del 12 novembre e aggiungere altre informazioni di carattere politico. Sono giorni che mi chiedo se intervenire e alla fine mi sono deciso per metterLe a disposizione la mia sincera analisi dei fatti. Quella sera, non più una ventina di iscritti ai circoli, ha atteso la mezzanotte per mettere in atto un disegno premeditato e cioè far votare una mozione ai pochi presenti rimasti, con la quale (in sintesi) si intende inibire l’attuale sindaco dalla partecipazione alla competizione delle primarie del PD. Il motivo? Un giudizio quantomeno risibile e per di più partigiano sull’inadeguatezza della conduzione della sua attività amministrativa degli ultimi quattro anni e mezzo. Fermo restando che i contrari hanno abbandonato la sede prima della discriminatoria votazione, gradirei sottoporre ai suoi lettori un approfondimento su ciò che si è verificato. Davanti ai segretari del PD a vario titolo intervenuti che non hanno inciso granchè sulla discussione ritenendosi semplici notai (?), la mozione è stata presentata , firmata e votata solo dai rappresentanti delle correnti cuperliana, civatiana (e dai Big Bang, sulla carta renziani) notoriamente all’opposizione della leadership del partito nazionale e regionale e minoranza anche a Milazzo. Tra essi, senza tema di smentita, neo-iscritti al partito provenienti persino da partiti e movimenti che sono stati avversari o distinti dal PD alle ultime elezioni del 2010 (tra i firmatari ci sono ben due candidati sindaci battuti da Carmelo Pino). In questo coacervo di contraddizioni è maturato il colpo di mano che, alla fine, credo che non avrà alcuna ripercussione sulgli sviluppi politici futuri. Il primo punto è che a questa ventina di persone, Pino può vantare di contrapporre un’elezione a sindaco sostenuta da ben 8000 voti. Mi chiedo, pertanto, cosa direbbero gli organi del PD regionale se in futuro fosse presenta una richiesta sottoscritta da qualche migliaio di cittadini a sostegno della presentazione della sua candidatura alle primarie. Sceglierebbero di ritenere decisiva la fasulla proscrizione dei noti e inveterati antagonisti della sua politica, incapaci persino di ottenere la sfiducia dell’esecutivo nelle sedi più opportune, come ad esempio il Consiglio Comunale e trasferendo i propri propositi di vendetta nel più disadorno ambiente della casa del popolo? Ma credono veramente costoro che l’iscrizione al PD di Pino sia solo frutto di un clic fatto in solitudine davanti a un computer? Non li credevo così ingenui! A coloro che gridano scandalizzati per la sua antica appartenenza a Forza Italia è facile rispondere. Avrebbero preferito che Pino facesse parte della masnada di centro-destra che ha saccheggiato le casse comunali? Invece sanno bene che la scelta di Carmelo Pino avviene dopo 4 anni e mezzo di esperienza amministrativa di centro-sinistra seduto su un vulcano in continua eruzione ma con a fianco quella parte del PD che, insieme a lui, si è rimboccata le maniche per realizzare il programma stabilito. Tutti possono criticare le sue scelte ma nessuno può negare che, nonostante il disastro di partenza, ha avuto il coraggio di fare le sue scelte, avallate nella previsione e nei risultati da importanti organi terzi come la Regione, la Prefettura, la Corte dei Conti. Oggi il Comune può dirsi quasi del tutto risanato e la negativa immagine che i suoi avversari vogliono dare della città, dipinta come allo sfascio, fa a pugni con i risultati lusinghieri dei flussi turistici registrati e del buon andamento dei servizi essenziali. Certo, i servizi globali e l’organizzazione risentono ancora dell’antico vulnus ma la strada del risanamento è stata tracciata. Ritengo, pertanto, di scarsissima consistenza questa indescrivibile mossa che ha contribuito a gettare ulteriore fango sul nostro partito. Piuttosto, chi ha mai parlato, di costoro, dei veri oppositori che hanno portato la città allo sbando con la precedente amministrazione? Quale legame li costringe al silenzio? Ci sono già accordi sottobanco nella comune intenzione di distruggere Pino? Come tutti sanno, il passaggio di Pino nel PD è avvenuto per la dichiarata assonanza con il progetto politico del segretario del partito Renzi. La presenza tra i contestatori anche di alcuni della stessa fede che dovrebbero sostenere la totale assonanza di idee, la dice lunga sulla incosistenza di idee e valori politici in questa azione compulsiva e la dice lunga anche sullo scarso valore politico dell’iniziativa, il cui giudizio sull’attuale giunta si conosce da tempo quanto sia scontato . Sono i soliti, vecchi e stantii oppositori dell’attuale sindaco che da anni non sanno più cosa fare per detronizzarlo dopo averle prese sui denti nel 2010 e venedo ai patti di sostegno sottoscritti solo il giorno dopo. Ora sono certamente imbufaliti per dovere subire la sua leadership anche all’interno dello stesso partito. Stiano sereni, nessuna solitudine del sindaco si è espressa attraverso un click, ma la sua entrata nel partito è stata vagliata, concessa ed attuata con la supervisione di persone di primo piano che contano nel PD regionale e nazionale. Qualora il segretario regionale, risaputamente di idee politiche leggermente diverse da quelle renziane dovesse apertamente appoggiare questa linea, non farebbe certamente gli interessi del suo partito. In sintesi, chi pensa di perseguire fini che nulla hanno a che vedere con le regole democratiche e stautarie del PD, credendo che bastano azioni di così poco conto per inibire l’accesso alle primarie di Carmelo Pino, ha fatto i conti male. E’ in fase d’inoltro un ricorso alla Commissione di garanzia regionale del PD. Nè vale il ricatto, come ci è stato proposto quella sera, di emendare o ritirare la mozione se gli assessori del PD si fossero immediatamente dimessi. A sei mesi dalle elezioni lasciare la città senza guida sarebbe criminale e quindi non si dimetterà nessuno. Ci vedremo nel 2015, pronti a mettere fine a questa indegna pagina del Pd a Milazzo. Un sindaco che ha governato la città ha il diritto inalienabile di sottoporre la sua azione amministrativa al giudizio degli elettori. Si può mai pensare che qualcuno possa impedirglielo nell’ambito del partito nelle cui fila vorrebbe ripresentarsi? Quanto vale il giudizio interessato di venti persone di fronte a quello di un’intera città? Ringrazio anticipatamente per la pubblicazione, intendendo sin da ora rinunciare a qualsivoglia replica atta a rinfocolare inutili polemiche

Filippo Lo Schiavo, Presidente ADESSO!MILAZZO