Tragedia di Genova, mamma Tusa sul luogo del disastro 23 Agosto 2014 Cronaca Articolo tratto da ilsecoloxix.it – Studia gli atti, vigila sugli avvocati e i periti. È onnipresente. Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, marinaio della Guardia Costiera e una delle nove vittime del tragico incidente della Torre Piloti, non si da pace. Ieri è arrivata dalla Sicilia in occasione dell’ennesima perizia svolta a bordo della Jolly Nero al terminal Messina, nel porto di Genova. «Non potevo mancare – spiega arrabbiata – ci sarò sempre, devo verificare di persona che tutti facciano il proprio dovere fino in fondo». La porta-container che la sera del 7 maggio 2013 abbatté la Torre Piloti del porto a Molo Giano è stata visitata dal perito del tribunale di Genova Alberto Marinò che dovrà studiare la nave, i suoi motori e tutte le particolarità tecniche. Adele Chiello A bordo erano presenti anche tutti i consulenti tecnici nominati dalle parti. Anche quello di Adele Chiello. E dopo sedici mesi dalla tragedia, la madre del radarista trentenne di Milazzo, è sotto la nave che ha ucciso suo figlio, da sola, con un gilet catarifrangente ad assistere, seppur da lontano, a qualsiasi operazione, filmando e fotografando tutto. Una lotta senza tregua tra notti insonni a indagare, a cercare la verità, ad aspettare notizie. «Io non avrà mai l’anima in pace, mi hanno tolto un figlio – racconta ancora la donna – L’ho consegnato alla Marina Militare a 18 anni, quando lo portai a Foligno a fare il concorso. Sono stata io ad accompagnarlo a svolgere il primo incarico, non aveva mai attraversato lo stretto di Messina da solo. Mio figlio era stato affidato allo Stato e me l’hanno restituito in una cassetta di legno nella stiva dei bagagli di un aereo. Non potrò perdonarlo a nessuno». Secondo la Chiello le indagini sarebbero indirizzate solo sulla nave, tralasciando quindi il posizionamento della torre. «Mi auguro che la procura svolga le indagini anche sulle altre responsabilità, perché la nave, una carretta, è l’elemento fondamentale sicuramente, ma la torre non era un luogo sicuro, ma una palafitta costruita sull’acqua. Non possono dirmi che la torre sia un fattore irrilevante e ininfluente ai fini processuali. Continuerò a chiedere ai magistrati che non dimentichino questi aspetti». CONTINUA A LEGGERE l’ARTICOLO E A VISIONARE LA VIDEO INTERVISTA SU QUESTO LINK: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/08/23/ARKV7MkB-dimentica_giano_madre.shtml Condividi questo articolo Facebook Twitter Email Print Whatsapp Linkedin Visite: 2.133 CONTINUA A LEGGERE SU OGGIMILAZZO.IT