I gettoni erano realmente d’oro ma a salvare i consiglieri sono stati i 15 giorni di “vacatio” della legge, cioè il periodo che trascorre tra l’approvazione e l’entrata in vigore della norma. La Corte di Cassazione ha depositato la sentenza con la quale chiarisce le motivazioni per cui i 27 consiglieri che hanno aumentato nel 2001 l’indennità di seduta da 30 a 200 mila lire – sforando apparentemente il tetto previsto dalla legge – sono stati assolti (condannando invece il comune di Milazzo a pagare oltre 51 mila euro di spese legali agli indagati oltre Iva e cassa avvocati). Nel momento in cui l’aula consiliare ha votato l’aumento, infatti, la nuova legge che fissava il tetto massimo di incremento non era entrata in vigore.

«Il collegio si sarebbe diversamente orientato – conclude la Corte – qualora fosse stata contestata una condotta omissiva per non aver proceduto il Consiglio all’adeguamento dei gettoni di presenza ai parametri forniti dal decreto presidenziale una volta che questa fosse entrato in vigore; ma la particolare condotta omissiva non rientra nell’oggetto del presente giudizio». La delibera incriminata fu approvata il 27 novembre 2001, lo stesso giorno in cui venne pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione il Regolamento che fissa il tetto massimo dell’incremento dell’indennità dei consiglieri. Entrata in vigore 15 giorni dopo. Un cavillo che difficilmente potrà sanare, invece, il periodo 2009-2010 quando in modo automatico i consiglieri riconfermarono l’entità del gettone che il commissario straordinario Valerio De Joannon, invece, l’anno scorso, portò a 30 euro. La Procura della Corte dei Conti aveva chiesto la restituzione di oltre 17 mila euro ciascuno ai consiglieri comunali presenti in aula al momento della votazione, al segretario generale del tempo ed a un dirigente. Per un totale di circa 476 mila euro relativi al periodo non andato in prescrizione.