La Soprintendenza nega il vincolo etnoantropologico al borgo marinaro di Vaccarella. A quanto pare non vi sarebbero tradizioni marinare da tutelare. A comunicarlo è lo storico Massimo Tricamo che 2 anni fa presentò l’istanza sollecitando l’apposizione del vincolo per la tutela e la salvaguardia del borgo marinaro «dall’avanzata indiscriminata dei porticcioli turistici e della nautica da diporto». La Soprintendenza, in una nota inviata a Tricamo e per conoscenza al sindaco Carmelo Pino, nega decisamente l’apposizione pur «ritenendosi comunque favorevole alla salvaguardia ed integrità del sito». Mancherebbe, fra l’altro, «lo svolgimento di una particolare attività di pesca che possa caratterizzare il sito o identificare un’attività peculiare svolta dai pescatori».

Le barche di Vaccarella

«A nulla è valso ricordare – scrive Tricamo in una nota – che nel borgo marinaro per antonomasia si svolgeva già in età classica la lavorazione del pescato, come attestano le vasche, le anfore da trasporto, le vertebre di tonno e gli altri reperti archeologici connessi alla pesca rinvenuti sotto i tavolini del bar Washington o appena qualche mese fa nel palazzotto Lo Miglio dirimpetto la chiesa di S. Maria Maggiore. A nulla è valso ricordare che con l’avanzata dell’ultimo porticciolo turistico scomparirà per sempre l’ultima “posta di lacciara”, quella ubicata dirimpetto l’Asilo Infantile Calcagno, col risultato paradossale che nel millenario rione dei pescatori d’ora in avanti non sarà possibile pescare un solo pesce. A nulla è valso ricordare la meritoria iniziativa dell’Amministrazione comunale che proprio dirimpetto all’istituendo porticciolo turistico intende adibire il neogotico Asilo Calcagno a museo del mare e delle tradizioni marinare, collocando l’opera – il cui progetto esecutivo risulta già munito di tutti i pareri (ivi incluso quello della stessa Sovrintendenza) – al sesto posto dell’ordine di priorità generale del Programma Triennale delle opere pubbliche comunale».