«Nascere all’ospedale di Milazzo è più sicuro rispetto a quello di Barcellona». E’ in sintesi quello che scrive Antonio Lamberto, consigliere regionale del sindacato Aaroi-Emac, che interviene sulla questione del reparto ostetricia (accorpato a Milazzo ma con una sospensiva in atto del tar). L’Aaroi-Emac, sindacato dei medici dell’area dell’emergenza ritiene opportuno intervenire «a salvaguardia della sicurezza dell’utenza e dei suoi iscritti». «Mettendo da parte ogni campanilismo e ragionando in termini di diritto alla salute dei cittadini tutti, sia del comprensorio di Milazzo che di Barcellona – sostiene Lamberto – bisogna che sia chiaro che per tutti è comodo avere sotto casa un ospedale cittadino ma bisogna iniziare a riflettere sul fatto che è ancora meglio averlo a 10 km di distanza se questo vuol dire essere più tranquilli sulla qualità e la sicurezza delle prestazioni erogate. Lo spostamento dell’ostetricia da Barcellona a Milazzo ha permesso alla Asp 5 di offrire ai cittadini un servizio attivo h24 cioè con medici e ostetrici presenti in ospedale anche di notte e nei festivi, cosa che prima non era né a Milazzo né a Barcellona, ha permesso alle donne di Barcellona di partorire in un ospedale dove è presente la Rianimazione, che troppo spesso ha salvato vite e che resta cosa troppo differente da un posto di semintensiva per potervela anche solo paragonare; ha permesso di partorire in un ospedale con un centro sangue, fondamentale in ogni possibile urgenza di chirurgia ostetrica».

Secondo il sindacato il ritorno del reparto ostetrico a Barcellona adesso significherebbe avere sia a Barcellona che a Milazzo, un numero di ginecologi e di ostetrici insufficiente a garantire la guardia h24, le sale operatorie e gli ambulatori in ambedue gli ospedali, e a Barcellona in particolare, dove ci sono attualmente solo 6 anestesisti, insufficienti già di per se a coprire tutti i servizi erogati, i requisiti di sicurezza già previsti dall’accordo stato-regioni del dicembre 2010 che i decreti regionali hanno recepito (centro sangue, rianimazione, guardia h24 ostetrico/ginecologica) sarebbero inesistenti. «Non è fondamentale per la sicurezza di una madre e del suo nascituro che il pronto soccorso ostetrico sia spaziosissimo o che ci sia stato per qualche giorno un posto letto su 14 senza ossigeno – riprende il sindacalista –  ma, che in caso di emergenza si possa avere una sacca di sangue in 5 minuti o avere un posto in rianimazione in 10 minuti, si che lo è. Chi fa il nostro lavoro sa che ogni cesareo o altro intervento programmato può drammaticamente trasformarsi in emergenza sul letto operatorio e che sarebbe fatale se questo letto fosse quello adattato di una sala parto. I medici tutti difendono la salute dei pazienti, i medici dell’AAROI-EMAC ne difendono da sempre la vita, e per questo ci sentiamo in dovere di intervenire nella diatriba, anche se nessuno purtroppo ha chiesto il parere di chi invece è in prima linea in questa battaglia e troppo spesso viene ricordato solamente quando c’è la necessità di individuare un capro espiatorio per qualche presunto episodio di malasanità. Quindi noi siamo contro il ritorno alla situazione precedente il 30 ottobre 2010, oggi lavoriamo più sicuri di garantire la vita di madri e bimbi e chiediamo invece che si provveda al più presto alla messa in sicurezza dei servizi per l’emergenza-urgenza della ASP 5 ME soprattutto sul piano degli organici ormai francamente obsoleti».