Siciliantica si oppone alla vendita dell’ex convento di San Francesco di Paola, nella parte che ospitava l’Istituto d’arte, e del convento dei Cappuccini nei quali attualmente è ospitato il dipartimento “Lavori Pubblici” del Comune. “I beni – scrive il presidente di Siciliantica, Alessandro Ficarra – hanno un importanza notevole per la nostra città, ricordiamo infatti che il complesso dei cappuccini risale agli inizi del 1600, e tutt’oggi la chiesa conserva la sua identità e la sua struttura originaria. Sebbene questo luogo sia stato, nei decenni passati, spogliato di tutti i suoi arredi interni e delle opere d’arte che nella maggior parte dei casi sono stati trasferiti in altre chiese del Borgo, le strutture murarie sono ad oggi ben integre e conservano particolari elementi architettonici che ne fanno un unicum nel suo genere. Non dimentichiamo che la chiesa conserva al suo interno una vasta cripta – scrive Ficarra – dove, nei secoli passati, venivano conservati i corpi mummificati di religiosi e laici del luogo, che hanno contribuito in maniera considerevole alla costruzione di questa chiesa. Sono ancora presenti all’interno della chiesa alcune lapidi marmoree che raffigurano gli stemmi delle famiglie più influenti della città di Milazzo e tutto questo la rende un elemento importante e fondamentale della storia cittadina. Mentre il convento di San Francesco di Paola conserva ancora al suo interno tracce di un’abitazione di epoca ellenistica, nello specifico un mosaico risalente al II sec. a.C. Mosaico di notevole pregio artistico e un unicum nel suo genere, uno dei pochi esempi in Sicilia nel quale si utilizza la tecnica di contornare la figura con un sottile filo di piombo. Riteniamo che non sia giusto mettere in vendita dei beni storici di così notevole pregio che appartengono alla comunità, e crediamo che questo complesso possa essere adeguatamente valorizzato”. Siciliantica, addirittura, chiede che almeno il mosaico venga asportato attraverso dei lavori di restauro e collocato all’interno dei locali di via Impallomeni affinché tutti possano l’opera d’arte. Secondo l’associazione, il complesso potrebbe essere adibito a zona museale ed in particolar modo a museo ecclesiastico che potrebbe contenere molte delle opere d’arte come paramenti sacri o ex voto che si trovano sparsi nelle più importanti chiese di Milazzo.

L’ex istituto d’arte nel convento di San francesco

“Chiediamo – prosegue Ficarra – che non si proceda alla dismissione dei locali incautamente messi in vendita da chi governa questa città. Se tutto ciò non fosse possibile, causa mancanza di entrate sufficienti per il regolare svolgimento di tutte le attività e servizi che il comune offre alla collettività, bisognerà motivarla adeguatamente da parte di questa amministrazione, non solo esplicitando la destinazione d’uso in atto di ciascun locale, ma anche indicando il programma delle misure necessarie ad assicurare la conservazione del bene, la destinazione d’uso prevista (che deve essere ovviamente compatibile con un bene culturale) e le modalità di fruizione pubblica”. Ficarra sottolinea che “gli eventuali acquirenti privati dovranno vedere notevolmente ridotte le possibilità di intervento sull’immobile e, in più, dovranno rendere libera la godibilità pubblica, in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione, anche per semplici visite concordate fuori orario limitando l’uso privato a vantaggio del pubblico, com’è norma per i beni culturali. Pertanto – aggiunge Ficarra – mi chiedo se, qualora questi beni vengano venduti, gli eventuali acquirenti troveranno ancora conveniente spendere del denaro per acquisire dei beni su cui non potranno intervenire granché e che, anzi, dovranno essere messi a disposizione di chiunque, per pubblica visita, senza restrizioni. Vale la pena rischiare? E come può passare sotto silenzio l’idea che l’amministrazione di Milazzo venda (anzi, “svenda”) alcuni dei monumenti più importanti del centro storico milazzese, per far cassa e sanare la cattiva gestione delle risorse comunali? Credo che un moto di indignazione non possa non esplodere in coloro che, associazioni culturali o semplici cittadini, con la perdita di parte dell’edificio conventuale di San Francesco di Paola vedono immiserito il patrimonio pubblico, e dileggiata la memoria comune dei Milazzesi, nel nome di meri calcoli ragionieristici. Si vuole “svendere” la nostra storia. La cittadinanza non può restare inerte dinanzi al dileggio delle nostre memorie”. SiciliAntica Milazzo chiede, dunque, un passo indietro dell’amministrazione comunale e l’istituzione di un tavolo tecnico con associazioni come la nostra per dare giusto valore al nostro patrimonio artistico tutelandolo e preservandolo per le generazioni future.