Si apre uno scontro tra Comune e Regione sulla realizzazione del Parco federiciano nell’area Tribò (accanto all’ex Silvanetta Palace Hotel). A distanza di oltre un anno dall’ammissione al finanziamento di 10 milioni di euro e dalla contestuale presentazione del progetto esecutivo da parte degli uffici di palazzo dell’Aquila, il dirigente generale dell’assessorato al Territorio ed Ambiente a sorpresa qualche giorno addietro ha comunicato all’Amministrazione Pino la necessità di operare una rivisitazione del progetto, in relazione alla avvenuta decurtazione dei fondi legati alla riprogrammazione del PO-FESR 2007-13.

L’area TRibò

Una decisione che ha portato l’ente ad aprire immediatamente il contenzioso. Il sindaco Carmelo Pino ha dato incarico all’avvocato Claudio Rugolo di agire nei confronti dell’assessorato regionale “per far valere i diritti acquisiti in riferimento al finanziamento già assentito sulla scorta di una puntuale istruttoria e valutazione dei progetti definitivo ed esecutivo da parte della competente Commissione di valutazione in maniera da evitare rilevantissimi danni patrimoniali e non patrimoniali per l’Ente”.

Dopo il via libera del finanziamento il Comune di Milazzo ha infatti acquisito dalla Raffineria a titolo gratuito, l’area e i fabbricati oggetto di intervento di circa 56 mila mq con destinazione funzionale vincolata alla realizzazione dell’operazione “Sistema integrato per il monitoraggio e la riduzione del carico inquinante finalizzati al miglioramento della qualità dell’aria in zona dichiarata ad elevato rischio ambientale”.

“Ci troviamo ad affrontare una vicenda a dir poco incredibile – afferma il sindaco Pino –. Eravamo in attesa del decreto di finanziamento legittimamente ottenuto e invece ci ritroviamo con questa comunicazione da Palermo contraria ad ogni logica. Non comprendo scelte così gravi e contrarie ad ogni regola democratica e istituzionale. Non è infatti possibile mettere a bando delle risorse, far partecipare i Comuni, ammettere a finanziamento i progetti e poi cercare di bloccare i fondi”.

In realtà questa vicenda appare davvero paradossale. Il progetto “Sistema integrato per il monitoraggio e la riduzione del carico inquinante finalizzato al miglioramento della qualità dell’area in zona riconosciuta ad elevato rischio ambientale” è stato redatto dall’amministrazione comunale nell’ambito del bando della coalizione del Pist “Milazzo – Ganimè – Eolie – Sistema urbano terra/mare”. Il progetto, redatto dagli uffici comunali ha superato le varie fasi dell’istruttoria e ha ottenuto nel marzo dello scorso anno l’ammissione al finanziamento. A quel punto è stata chiesta la predisposizione del progetto definitivo che il Comune ha presentato a settembre, dopo l’approvazione in conferenza speciale dei servizi presieduta dall’Ingegnere Capo del Genio civile di Messina. Ad ottobre la prima sorpresa: il dirigente generale del Dipartimento Ambiente comunica l’avvio del procedimento per la revoca dell’ammissione a finanziamento sul presupposto (rivelatosi poi erroneo) che l’Amministrazione comunale non avesse provveduto a trasmettere il progetto esecutivo nei tempi. Il Comune è stato costretto a contestare l’erroneità di quell’addebito dimostrando che il progetto esecutivo dell’intervento era già stato consegnato nel rispetto del termine assegnato. Il procedimento di revoca viene archiviato, ma a marzo sempre da Palermo arriva la seconda sorpresa. Il dirigente generale del dipartimento Ambiente, ribaltando l’istruttoria e la graduatoria approvata, comunica che il progetto non è più finanziabile “per sopraggiunte nuove disposizioni normative che delegano la competenza sulla rete di monitoraggio della qualità dell’aria ambiente all’Arpa con inclusione del territorio di Milazzo e dei Comuni limitrofi.

Nuove controdeduzioni del Comune evidenziano che quelle nuove disposizioni normative, erano invece già sussistenti e in sede di valutazione del progetto e soprattutto nella successiva fase di approvazione della graduatoria non sono state ritenute ostative. Anche in questo caso le ragioni esposte da Palazzo dell’Aquila sono condivise dall’assessorato. Adesso il nuovo colpo di scena con la comunicazione che nonostante tutto, quei 10 milioni non possono essere concessi e dovranno essere ridotti.

Il Comune a questo punto ha deciso di rivolgersi ad un legale nella convinzione che il decreto di ammissione al finanziamento datato 30 marzo 2012 è stato anche registrato dalla Corte dei Conti e notificato a tutti gli effetti di legge. Il progetto “Sistema integrato per il monitoraggio e la riduzione del carico inquinante finalizzato al miglioramento della qualità dell’area in zona riconosciuta ad elevato rischio ambientale” prevede la sistemazione di una vasta area interposta tra lo stabilimento industriale della Raffineria di Milazzo e il centro abitato (mq. 56.000 circa) con creazione di un parco urbano tematico, con sistemazione e mantenimento in sito dei reperti archeologici in atto presenti nel sottosuolo e piantumazione in collaborazione con la facoltà di Agraria dell’Università di Catania, di essenze arboree autoctone ad elevata capacità di assorbimento di CO2. Prevede inoltre la ristrutturazione di due edifici di cui uno destinato ad ospitare uffici dell’Arpa che sino ad oggi – come ha sottolineato lo stesso sindaco – non ha mai avuto uffici degni di questo nome in un’area che a parole è stata definita ad alto rischio di crisi ambientale ma che puntualmente si vede decurtati finanziamenti mirati al risanamento ambientale”.