Nella prima metà del ‘900 lo sport nazionale era il ciclismo. L’Italia non si fermava per il campionato di calcio ma per il Giro d’Italia. Nemmeno Milazzo faceva eccezione. Al punto da costruire un velodromo per le gare di bicicletta. Proprio dove adesso, praticamente un secolo dopo, sorge lo stadio “Grotta Polifemo”. Il velodromo, intitolato a “Nino Cumbo”, era di proprietà dell’omonimo Circolo Giovanile Sportivo. Al suo interno misero piede, e ruote i più grandi assi del ciclismo italiano su pista e su strada dell’epoca, attirati dalla Coppa Città di Milazzo, una corsa nata nel 1922 e durata fino al 1950 (11 edizioni intervallate da interruzioni varie e dalla guerra).

Velodromo Grotta Polifemo (Archivio Enzo Di Natale – Facebook)

La prima se la aggiudicò Nello Ciaccheri, atleta olimpico, la seconda Guido Messina, diverse volte campione mondiale e olimpico. Ma le edizioni più rinomate furono quelle tra il 1924 e il 1926, quando a conquistare la Coppa furono Costante Girardengo e Alfredo Binda. Il primo fu nove volte campione italiano, vinse due Giri d’Italia ed è rimasto nella memoria collettiva grazie alla canzone di Francesco De Gregori a lui dedicata (“Il bandito e il campione”, quella, per intenderci, del famoso ritornello “Vai Girardengo, vai grande campione, nessuno ti segue su quello stradone”). Binda, passato alla storia come l’allenatore che seppe mettere d’accordo Coppi e Bartali, in quegli anni riuscì a fare anche meglio: cinque edizioni del Giro d’Italia, tre campionati del mondo. Nel 1930 l’organizzazione del Giro lo pagò per non partecipare: era troppo forte e il risultato appariva già scontato prima della partenza. Solo quattro anni prima vinceva la Coppa Città di Milazzo…

SEBASTIAN DONZELLA