E’ già in libreria il nuovo libro su Milazzo di Massimo Tricamo, apprezzato collaboratore di Oggimilazzo che ha dedicato questa sua ultima fatica al passato vitivinicolo della Piana, colmando una vistosa lacuna nella ricostruzione del passato della nostra città. Era infatti dalla metà dell’Ottocento, dagli studi del barone Piaggia e di Stefano Zirilli, che mancava una pubblicazione sulla storia agricola della Piana. Adesso campieri, coloni, innestatori, “chiantatùri” ed umili lavoratori della terra diventano protagonisti in una straordinaria carrellata fotografica che li fa uscire dall’oblio cui sembravano condannati per sempre.

Massimo Tricamo

Un lavoro eccezionale, una sorta di museo contadino da sfogliare, un’opera che rende giustizia alla Milazzo dei nostri nonni, quella dei Maimone, Gitto, Sottile, Maio, Saraò, La Spada, Sciotto, Andaloro, per citare alcuni dei tanti protagonisti, senza trascurare la nutrita schiera di vivaisti che generazione dopo generazione hanno contribuito a far conoscere dappertutto il nome di Milazzo. Storia di Milazzo vitivinicola”, questo il titolo del volume pubblicato per i tipi dell’editore milazzese Lombardo. Con circa 800 pagine ed un ricchissimo corredo iconografico il libro ripercorre con dovizia di dettagli le tappe del vivaismo viticolo, di cui Milazzo fu la culla in Sicilia ed uno dei più importanti centri di produzione di barbatelle dell’intera Penisola, tanto che gli innestatori milazzesi erano conosciuti ed apprezzati in ogni angolo d’Italia. Lo sviluppo del vivaismo, grazie all’opera pionieristica di Giuseppe Zirilli Lucifero (1844-1907), attirò gli studi e l’esperienza di Antonio Ruggeri (1859-1915), illustre scienziato messinese, mostro sacro della viticoltura mondiale, che proprio a Milazzo creò nel 1897 uno dei portinnesti della vite oggi più ricercati al mondo: il 140 Ru. Ed il volume mira proprio a riscoprire la figura e l’opera di questo grande scienziato, purtroppo dimenticato persino dalla sua Messina: un omaggio alla memoria di uno dei siciliani più illustri. Ampio spazio viene inoltre dedicato all’imponente produzione di vini da taglio, richiestissimi nella seconda metà dell’Ottocento dai mercati francesi, dove venivano impiegati per rinforzare e rinsanguare le deboli e scolorite produzioni d’Oltralpe, le quali prediligevano proprio i rinomati vini di Milazzo, i migliori d’Italia unitamente a quelli pugliesi prodotti a Barletta, come ebbe a sostenere il grande Ottavio Ottavi agli sgoccioli dell’Ottocento. L’indagine sul passato vitivinicolo di Milazzo non manca di dedicare la giusta attenzione alle pionieristiche produzioni siciliane di uve da tavola, inoltrate sino agli anni Sessanta del Novecento ai mercati tedeschi. Approfondite ricerche d’archivio sono state dedicate poi alle dinastie di bottai, operanti anche nella vicina Barcellona Pozzo di Gotto, ed all’opera affascinante dei maestri d’ascia impegnati nella costruzione dei possenti torchi lignei, i “conzi”. Un’opera che intende dunque rispolverare e riportare alla luce il prestigioso passato economico di Milazzo, un centro d’eccellenza nel panorama vitivinicolo nazionale, che proprio recentemente, attraverso il lancio in commercio del Mamertino Doc, sta tentando di riscoprire l’antica vocazione.

 

MASSIMO TRICAMO (1974) ha dedicato al passato di Milazzo, la sua città natale, diversi articoli e saggi pubblicati sui principali periodici locali (Gazzetta del Sud, Centonove, La Città di Milazzo, La Voce di Milazzo, MilazzoNostra). Ha dato alle stampe anche una dettagliata Storia economica di Milazzo, apparsa a fascicoli sul periodico «MilazzoNostra», e tre volumi: La città del vino – storia viti-vinicola di Milazzo dall’Unità al fascismo (2007), Storia dell’industria a Milazzo dall’Unità ad oggi (2008) e, in collaborazione con G. Fuduli, Storia della marineria milazzese (2012). Da anni si dedica alla tutela ed alla promozione dei BB. CC. di Milazzo e non solo.