Affidare la gestione della piscina comunale al Coni. E’ quello che chiede il consigliere comunale Roberto Capone in un “atto di indirizzo” nel quale contesta anche i requisiti restrittivi contenuti all’interno del bando andato deserto. Requisiti che se non verranno cambiati renderà quasi impossibile affidare la gestone a terzi, specialmente a società sportive quasi tutre senza scopo di lucro. «La procedura intrapresa da parte del Dirigente competente – scrive Capone – non ha consentito la riapertura della struttura sia per il notevole ritardo nell’attivazione della procedura la quale prevede un iter complesso, sia per le condizioni previste dal Capitolato generale, in particolare dall’art 21 Garanzia/Cauzione di 500 mila euro. Tra gli adempimenti previsti dal Capitolalo Generale, infatti, vi è quello improponibile ed insostenibile previsto all art. 21 Garanzia/Cauzione definitiva:” Il Concessionario è tenuto a prestare una cauzione valevole per l’intera durata dela Concessione di 500 mila euro a garanzia dell’esatto adempimento di ogni vncolo della concessione”. Detta cauzione dovrà essere costituita mediante polizza fidejussoria assicurativa o bancaria».

Roberto Capone

Tra gli obblighi che si sarebbe dovuto accollare la società sportiva anche la manutenzione della piscina. Capone, dunque, «diffida l’Amministrazione Attiva a predisporre tutti gli atti necessari relativi alla Proposta Delibera compreso il nuovo Regolamento per la gestione della Piscina Comunale e considerato che, la predetta procedura comporta la dilazione nel tempo per la stessa apertura dellaa Struttura, al fine di scongiurare ulteriori danni, nelle more, si invita l’Amministrazione a valutare la possibilità di affidamento temporaneo al Coni mediante apposita convenzione». A protestare anche un comitato spontaneo di cittadini che frequentavano i corsi della piscina di via Valverde. «Ci sono  genitori che per non far perdere i sacrifici fatti dai lorio figli in questi anni – si legge in una nota – affrontano trasferte a Messina per gli allenamenti. Ci sono disabili che sono costretti a trovare strutture fuori città dove fare terapia acquatica, tesserati che sfruttando il clima mite “arrangiandosi” a mare e, talvolta, spostandosi per qualche allenamento a Messina (dove ci hanno bene accolto).Tutto questo nel silenzio delle istituzioni, e nell’incapacità per lo meno a dare qualche risposta, qualche certezza…come se il nuoto e le attività ad esse collegate fossero figli di uno sport minore. In fondo chiediamo di sapere cosa succede per una struttura pubblica, è un nostro diritto sapere, è un loro dovere informarci».