Da un lato c’è l’ennesima puntata ( a questo punto speriamo l’ultima) del battibecco tra il sindaco Carmelo Pino e l’ex primo cittadino Nino Nastasi, dall’altro c’è il consiglio comunale: ad animare la politica cittadina ormai è solo il dissesto delle casse comunali. Non solo perché l’assessorato alle Autonomie locali ha assegnato il termine perentorio di 30 giorni per giungere all’approvazione della delibera, quanto perché si mette in discussione anche la legittimità di tale diffida formulata al consiglio comunale dalla dottoressa Margherita Rizza. Una presa di posizione che ha indotto i consigliere a valutare l’ipotesi addirittura di un ricorso al Tar per chiedere la sospensiva dell’atto di diffida, ipotizzando un possibile difetto di competenza. In particolare il consigliere Franco Cusumano ha osservato che le procedure seguite dal servizio ispettivo dell’assessorato fanno espresso e ripetuto riferimento al d.lgs.n.267/2000, sotto questo aspetto superato. Il segretario Gangemi non ha mai chiarito il percorso legittimo da seguire – ha detto – mentre c’è la corsa a votare il dissesto. Noi riteniamo che dev’essere applicata la legge 149, che assegna alla Corte dei Conti, ed a seguire al Prefetto, ogni iniziativa per le procedure di dissesto”.

Il consigliere Francesco De Pasquale ha invece riferito che il PD, ribadendo che vorrà votare il dissesto dovrà assumersi le responsabilità per le conseguenze che scaturiranno per la città. Considerazione ribadite da tutti gli altri intervenuti (Doddo, Alesci, Scicolone, Mellina). In merito alla esternazione di Carmelo Pino, Nino Nastasi, ritorna sul dissesto e sul rimpallo di responsabilità. Ecco la sua nota: “Un parroco di campagna – scrive l’ex sindaco – venne sorpreso, di venerdì, mentre si gustava un pollo carnoso e succulento. Non si smarrì d’animo e, ai fedeli che esprimevano sconcerto, dette una pronta risposta: si alzò solenne, segnò il pollo con una croce e pronunciò “ego te baptizo carpam”, e riprese con tranquilla coscienza a riaffondare coltello e forchetta nelle succose carni. Così Pino definisce inesistenti 6,5 milioni di crediti cancellati dalla sua amministrazione e pensa di essere esentato dal dire come sono nati, chi erano i debitori, perché, e solo oggi dopo due anni di amministrazione, si possono definire “totalmente inesistenti”. Ad esempio, vuol dirci chi sono i fortunati debitori dell’acquedotto che si sono visti cancellati debiti per 1.755.726,41 definiti “di dubbia esigibilità” nella relazione del servizio idrico integrato.? O no? E veniamo alle rimozioni. Dimentica, il Pino, di avere con questi crediti gestito bilanci di previsione, conti consuntivi ed un piano di risanamento. Per quanto poi alle vicende elettorali, dimentica, il Pino di essere stato da me sonoramente sconfitto nell’aprile 2000, dopo aver subito l’onta della mozione di sfiducia da parte del Consiglio Comunale. In quanto alla mia sanità mentale, il Pino dimentica di essere stato condannato, con sentenza definitiva, per diffamazione nei miei confronti. Infine lo invito pubblicamente a non trascinarmi in polemiche da cortile alle quali non sono abituato e che certamente non interessano i cittadini di Milazzo che già scontano la pena di una amministrazione inefficiente e perniciosa per la Città.