Questa è la letttera aperta scritta da Elena Emanuele, una milazzese che frequentava il Liceo Impallomeni e oggi studia fuori sede. Commenta amara un servizio de La Repubblica, firmato da Francesco Merlo.

Ultime notizie da una fuorisede. “Gio, io sono preoccupato, hai saputo?”, “No , che succede?”, “Milazzo è allagata, chiama i tuoi”. E’ così che ho appreso dell’alluvione in corso nella mia città , ieri Martedì 22 Novembre, ed è sempre tramite messaggi e telefonate che ho cercato di avere notizie, in attesa che i giornali e le televisioni nazionali si organizzassero per mettere insieme dei servizi utili. In un primo momento, la mia indignazione per l’assenza di interesse da parte delle testate giornalistiche nazionali, ha avuto sfogo su Facebook, dando vita anche a qualche polemica, da parte di gente che ha definito la mia reazione esagerata. Oggi finalmente anche le tv mostrano le prime immagini della mia città devastata, della mia terra. Ho tirato un sospiro di sollievo, pensando che forse questa volta avrebbero porto attenzione al Sud, alla disgrazia che ci ha colpito , similmente a Genova. E invece avevo fatto nuovamente male i miei calcoli.

Elena Emanuele

Accendo il pc, mi collego a Facebook, ed ecco che inizio a provare un senso di indignazione, maggiore di quello di ieri sera. Sul social network , sono stati  creati gruppi dai titoli fantasiosi quali “Dopo l’alluvione confidiamo nell’Etna per eliminarvi tutti”, o “Ci affidiamo alle vostre sante per farvi morire”. Non spendo parole per queste persone. Piuttosto vorrei soffermarmi sul carissimo Francesco Merlo, giornalista de “La Repubblica”, siciliano, e autore di un servizio  accattivante come pochi. Nel suddetto servizio, vengono paragonate le due situazioni di Genova e della provincia di Messina. Sarebbe stato un argomento interessante, se fosse stato affrontato da un uomo dotato di un’intelligenza neanche troppo sottile , che racconta i fatti con cognizione di causa. Merlo parla dell’alluvione di Genova e della provincia di Messina, mettendo palesemente in cattiva luce il Sud. Le case siciliane andate distrutte vengono chiamate “il mattone selvaggio”, quelle genovesi “lo spazio pubblico celebrato”. Le mie città vengono definite “accozzaglia di laterizi”, quelle genovesi “bellezze storicamente costruite per aiutare l’uomo a vivere e non a sopravvivere”.

Il Sud, poverino è il “sottosviluppo ingoiato dall’acqua e dal fango”, Genova è “lo sviluppo”. Ma ciò che è peggio, è che quest’uomo si permette di parlare della sofferenza e delle reazioni delle due popolazioni. Cito testualmente “La disgrazia di Genova fece esplodere gli animi, mentre questa disgrazia qui provoca indifferenza. Addolorati alzate le spalle in una stanca pietà. […] Non c’è persona per bene che non pensi che il Sud sia violento, imprevedibile, inaffidabile, sprecone, confusionario, corrotto , mafioso, camorristico e quindi non c’è persona che non pensi che aiutare il Sud possa risultare pericoloso”. Sentire queste parole mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene, e la cosa peggiore è che è stato realizzato da un siciliano. L’abusivismo, la mafia, e tutte le cose negative che vengono continuamente affiancate al Sud, sono delle realtà presenti da anni, non lo nego e nessun meridionale con un minimo di intelligenza e conoscenza lo fa. Io appartengo a quella categoria di persone dipinte come nullafacenti, scansafatiche, ignoranti, omertose e sottosvillupate. Appartengo talmente tanto a questa categoria da essermene dovuta andare lontano da casa 1200 km per cercare di costruirmi un futuro. Sono così scansafatiche da affrontare ogni giorno una realtà più grande di me, per cercare di creare qualcosa di buono, e di cavare qualcosa di utile anche per gli altri dalla mia testa. Sono così “forzata all’indifferenza” che ho cercato con ogni mezzo di mettermi in contatto con le persone che conosco per sapere come stanno.

Il Sud malato lo conosciamo tutti. Non è il caso  di battere sempre sugli stessi argomenti, tra l’altro fuori luogo, giusto per racimolare qualche soldo e portare la pappa a casa. Si a casa, perché Lei, caro Merlo, una casa ce l’ha, e come me dovrebbe solo ringraziare Dio di averne ancora una, quando in un solo paese, a causa di una giornata di pioggia 50 famiglie non ne hanno più. Dovrebbe ringraziare chi vuole Lei, per avere un lavoro, e per non avere avuto una casa a Genova, a Milazzo, o a L’Aquila. Io non so quanto si parlerà di Milazzo , Barcellona, Saponara. Se parlarne significa puntare il dito contro di noi, senza valide ragioni, allora è meglio tacere. La verità è che davanti a disastri come questi, la gente dovrebbe riflettere un po’ di più. Ho amici che sono stati in ansia per i genitori che non potevano tornare a casa, amici che non hanno più una casa, che ne hanno mezza, che  ce l’hanno allagata. Sono “ragazzi scansafatiche” che stamattina sono andati a spalare via il fango nonostante sappiano che tra non molto comincerà nuovamente a piovere. A dispetto di quanto pensato e affermato da tante persone, al Sud si lavora, si è solidali, e l’indifferenza spesso è una parola che non conosciamo. Non vivo in un mondo idilliaco dove è tutto rose e fiori. Come già detto mi rendo conto dei problemi interni, ma non sono esclusivi del  meridione.

Nell’università che frequento dei miei amici liguri, mi hanno raccontato la loro verità riguardo l’alluvione di Genova. Mi hanno raccontato di sciacallaggii vari, di abusivismo edilizio anche li. Mi hanno raccontato dei letti dei fiumi non curati e della gente che andava per strada solo per curiosare mentre loro spalavano via il fango.  Di questo la tv non ha parlato, perché sono verità del luogo, non credenze universali calcificate nella mente dell’italiano medio. Altri compagni universitari oggi mi hanno chiesto informazioni, non avendo nemmeno loro la possibilità di sapere granché dalle televisioni.  Non ricordano nulla di Giampilieri. Non ricordano di avere mai inviato soldi per il Sud. Erano quasi più sconvolti di me quando anche loro si sono resi conto delle differenze che vengono fatte tra Nord e Sud.

Ma qui non si tratta di una lotta tra Nord e Sud, qui il problema è l’assenza o meno di intelligenza. Non è tanto questione di soldi, fondi stanziati , inviati , raccolti. Non è questione di quante pagine vengono dedicate alla “loro alluvione” o alla “nostra”. Qui è davvero una pura e semplice questione di intelligenza. Io conosco la mia realtà, la mia terra , con i suoi pregi e i suoi difetti.

Io non voglio nulla, solo rispetto.

Elena Emanuele