Anche il Corriere della Sera si occupa di Milazzo, inserendo il comune, tra quelli a Rischio rilevante in caso di terremoto. Milazzo, stamattina, viene citata in un articolo di Gian Antonio Stella (autore del best seller “La Casta” assieme a Sergio Rizzo) dal titolo “Il tweet (equivocato) preso sul serio e gli allarmi (reali) non ascolati” (pag. 2). In sostanza il sismologo Alessandro Martelli dell’Enea di Bologna lamenta l’amarezza per il mancato intervento di prevenzione negli stabilimenti chimici da parte delle istituzioni. Da anni ribatte su questo punto ma, secondo l’articolo, “sono tutti sordi”. Così scrive Stella nel suo articolo:

L’articolo di Stella

«Rinviano, perdono tempo, sbuffano per l’ insistenza degli “allarmisti”, accusati di essere corvi del malaugurio. Gli impianti a rischio, molti dei quali obsoleti, sarebbero almeno un migliaio. Classificati in gergo tecnico come esposti al “Rir”: Rischio Incidente Rilevante. Sono sparsi per un po’ tutta la penisola. Dal Nord al Sud. Le aree industriali che più dovrebbero essere monitorate, studiate, sottoposte alle più scrupolose verifiche, per Martelli, sono però due. Entrambe in Sicilia. La prima è a Milazzo, che sta in faccia a Lipari e potrebbe venire investita “da un collasso dei vulcani sottomarini” delle Eolie. La seconda a Priolo, a metà strada tra Siracusa e Catania, un territorio colpito l’ 11 gennaio 1693 da quello che probabilmente è stato il sisma più spaventoso che si ricordi nella nostra storia. È dal 2002, ha ricordato recentemente Francesco Celi su La Gazzetta del Sud , che la Regione Sicilia prima e il Parlamento poi hanno inserito l’ area di Milazzo tra i siti da bonificare di interesse nazionale. Dieci anni dopo, il piano di risanamento non è mai partito. Nonostante uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2009, abbia confermato pesanti ricadute sulla salute degli abitanti della zona e soprattutto su quella dei bambini. Cosa succederebbe se un maremoto come quello che seguì il sisma del 1908 a Messina sollevando a Sant’ Alessio Siculo, sulla costa a sud di Messina, onde terrificanti di 11,7 metri di altezza, colpisse gli stabilimenti industriali? L’ ipotesi dovrebbe gelare il sangue a chi ha responsabilità di governo. E invece, ha denunciato Alessandro Martelli in una intervista alla rivista web della Protezione civile, mentre altri Paesi (compresa la Francia, meno esposta ai terremoti di noi) si attrezzavano ad affrontare eventuali calamità con normative specifiche per la progettazione anti-sismica degli impianti Rir, noi siamo rimasti fermi: “La normativa attuale è del tutto insufficiente e i controlli sono affidati solo ai gestori”. I quali, accusa l’ ingegnere dell’ Enea, “si affannano a negare l’ esistenza del problema del rischio sismico dei loro impianti e temono i costi da affrontare per assicurare un’ adeguata protezione dal terremoto”. Gian Antonio Stella cita anche un articolo di Gianluca Rossellini sul Corriere del Mezzogiorno proprio a proposito di Milazzo e del verbale del Comitato tecnico regionale per la sicurezza dopo un controllo alla raffineria un paio di settimane fa. «Verbale – riprende Stella – dove si legge che l’ azienda petrolchimica “in relazione agli obblighi dell’ Opcm n.3274 del 20 marzo 2003 ha dichiarato di aver effettuato solo verifiche su edifici civili e sulle fondazioni degli impianti”. Secondo gli ispettori “in assenza di verifiche dinamiche che tengano conto dei nuovi parametri (…) e delle connessioni esistenti tra centri di pericolo (colonne, reattori, serbatoi, pipe rack) e le tubazioni di fluidi pericolosi, non potranno essere trascurate le rotture maggiori il 100% del diametro della tubazione”. E i pompieri? Almeno loro sarebbero all’ altezza? Auguri. Il rapporto denuncia “l’ inadeguatezza della caserma dei vigili del fuoco all’ interno della raffineria sia in termini di posizione che di protezione”. Diciamola tutta: dovesse capitare qualcosa agli impianti di cui parliamo, nessuno osi parlare di “fatalità”».