La parziale demolizione e ricostruzione annunciata dall’Asp Messina dell’ex Ospedale di Vaccarella a Milazzo continua a suscitare l’interesse dei milazzesi anche dal punto di vista storico. Dopo la scoperta dei “Picciriddi nta Boccia“, che ha spinto all’Asp ad intervenire sulla questione programmando una bonifica urgente e trovando una degna sistemazione per i feti conservati in barattoli e immersi nella formalina, adesso scende in campo l’associazione culturale milazzese Storia Patria presieduta da Massimo Tricamo. E lo fa mettendo in evidenza anche l’importanza di “salvare”, prima dei lavori di recupero, le iscrizioni marmoree d’inizio Novecento affisse alle pareti d’ingresso.

«Soprattutto quella di destra, risalente al 1913, – spiega Massimo Tricamo – che ricorda con tanto di medaglione uno dei benefattori dell’ospedale, il maestro Onofrio Impallomeni, il quale donò i suoi beni immobili per finanziare la cura degli infermi. Della sua attività di musicista diede notizia proprio Oggi Milazzo nel 2011, in occasione del rinvenimento dello spartito del Valzer in fa maggiore».

Ma non solo. «Un’altra iscrizione – continua lo storico milazzese – affissa nella parete sinistra dell’ingresso e risalente al 1920, ricorda una cospicua raccolta fondi, cui partecipò anche l’eroico Luigi Rizzo. Si aggiunge ad altra del 1928 censita dal compianto dottor Antonino Micale, allora dirigente comunale ai Beni Culturali, che nel 1974 la notava per terra nel cortile, accanto al laboratorio d’analisi».

Ma a meritare il salvataggio non sono soltanto le iscrizioni marmoree. «Se risponde a verità quanto riportato in queste ultime settimane da alcune testimonianze e dagli organi di informazione – sottolinea Tricamo – anche l’archivio merita attenzione. La sezione storica, che raccoglie documenti emessi tra il Seicento e gli anni Venti del Novecento, è stata fortunatamente messa in salvo ben prima degli anni Settanta ed è confluita nell’Archivio Storico comunale oggi ospitato a Palazzo D’Amico. Si tratta perlopiù di documentazione amministrativa, gare d’appalto per forniture di beni e servizi, per restauri degli antichi fabbricati e tanto altro, ivi incluse le cartelle cliniche dei degenti del cosiddetto ricovero di mendicità. E vi svelo una curiosità, lo stemma comunale raffigurato nella copertina di uno degli antichi manoscritti settecenteschi del “Venerabile Ospedale della Città di Milazzo”, ossia l’aquila sulle onde del mare, è stato di recente riprodotto nel bassorilievo che fa bella mostra alla sommità dell’ingresso principale dell’attuale struttura ospedaliera di contrada Grazia».

«Fatta questa premessa – conclude il presidente di Storia Patria – è probabile che nell’ex ospedale di Vaccarella siano rimasti i faldoni amministrativi della gestione relativa agli anni Trenta-Sessanta, un archivio che, se esistente, andrebbe tutelato e, preferibilmente, affiancato ai citati fondi archivistici di Palazzo D’Amico, ovviamente nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di gestione delle risorse d’archivio e di tutela della privacy».

Intanto l’Asp diretta da Giuseppe Cuccì, che fin da subito si è adoperata per risolvere la questione sconosciuta all’azienda sanitaria ma ben nota a tutti i milazzesi, ha già fatto ripulire l’area (tagliata l’erba) e sbarrato tutti gli ingressi che, aperti, consentivano il facile accesso a tutti. Chiusa anche la porta della sala mortuaria dove si trovano le bocce con i feti. Il sopralluogo previsto per lunedì scorso è saltato e con molta probabilità verrà effettuato entro venerdì. Dopo la scoperta dei feti abbandonati all’interno dell’ex struttura, il direttore Cuccì ha accettato la proposta del sindaco di Milazzo Pippo Midili di seppellire i feti nell’area del cimitero mamertino dedicato ai “bimbi mai nati”.

Adesso si aspetta il parere dei medici legali, nominati immediatamente dall’Asp, per capire le modalità da seguire per la sepoltura dei feti. Con molta probabilità la prassi prevede che i piccoli corpicini vengano usciti dai barattoli pieni di formalina, sostanza che è stata dichiarata tossica.