«Il superamento di certi limiti diventa un tentativo per dimostrare che ci sono, la tendenza all’offendere l’altro (chiunque sia) in modo violento (verbale o fisico) si trasforma in tentativo di sopravvivenza in una società in cui per esserci e farsi riconoscere è spesso necessario distruggere anche la dignità altrui». Sul fatto di cronaca accaduto domenica a Messina interviene lo psicologo milazzese Marco Italiano che, di fronte ad un gruppo di minorenni che aggredisce un anziano signore con così tanta violenza, non vuole restare in silenzio. Una riflessione che fa riflettere tanto su un contesto sociale che lascia senza parole.

I FATTI. L’uomo, che domenica sera si trovava in auto a Messina insieme al nipotino incolonnato nel traffico, è stato aggredito da quattro giovani che viaggiavano a bordo di due scooter. I quattro minorenni prima hanno preso a calci e pugni l’auto dell’84enne, poi lo hanno bastonato davanti al nipote di sette anni. «Stavano scorazzando – racconta – facendo delle manovre pericolose vicino a diverse auto in fila. Solo per avere fatto presente i rischi del loro comportamento mi hanno aggredito». L’uomo è stato colpito prima con due schiaffi poi con una testata che gli ha fatto perdere i sensi, davanti al nipote che piangeva. Ha una frattura seno mascellare.

Lo psicologo Marco Italiano

LA RIFLESSIONE. Di fronte all’ennesimo fatto increscioso accaduto qualche giorno fa nella città di Messina diventa doveroso fermarsi a riflettere e chiedersi, perché tanta inaudita violenza di fronte una situazione in cui non sussistevano alcune condizioni affinché tutto degenerasse in modo così violento? Cosa induce i giovani a tanta ingenerosa ed ingiustificata violenza nei confronti di un povero anziano di 84 anni?

Partendo dal presupposto che di fronte a ciò qualsiasi forma di moralismo o giudizio gratuito e disinformato non fa altro che aggravare un quadro societario già deficitario di suo, incline solo a screditare tutto e tutti, credo che fare un’analisi avulsa dalla tentazione di giudicare sia una cosa importante.

I giovani di oggi sono oramai collocati in un contesto sociale in cui l’offerta educativa è sempre più scarsa di valori e povera di contenuti e proiettata in una direzione in cui per ritagliarsi un proprio spazio bisogna necessariamente togliere lo stesso a qualcun altro. Così ci ritroviamo con i ragazzi si scagliano contro gli altri, sia nella vita reale che in quella virtuale.

I motivi e le forme della violenza possono ovviamente essere molto diversi, dal desiderio di riconoscimento sociale o all’assunzione di una posizione di supremazia sociale all’interno del gruppo di pari, ma per fare tutto ciò sembrerebbe che il fine giustifichi i mezzi, e quindi la caparbietà per il raggiungimento (lecito) di obiettivi di auto-realizzazione, diventa una forma di dis-controllo per il raggiungimento di un obiettivo effimero. Qui entra in gioco anche il contesto educativo-familiare, in cui i nostri figli pur di arrivare al loro obiettivo materiale mettono in atto strategie comportamentali scorrette che sono comunque efficaci per convincere il genitore a concedere ciò che il figlio stava cercando.

Difatti viviamo in un contesto in cui la povertà educativa a cui vengono sottoposto i nostri ragazzi è davvero allarmante, dove la tecnologia ha preso il posto di un confronto relazionale con una conseguente povertà di offerta affettiva e dove il sacrificio viene sostituito dalla pretesa, non si hanno più ben chiari quali sono le modalità per non essere fantasmi in un contesto in cui appare solo chi fa rumore dimostrando di esserci in modo alternativo e malsano. Il superamento di certi limiti diventa un tentativo per dimostrare che ci sono, la tendenza all’offendere l’altro (chiunque sia) in modo violento (verbale o fisico) si trasforma in tentativo di sopravvivenza in una società in cui per esserci e farsi riconoscere è spesso necessario distruggere anche la dignità altrui.

La crisi di valori è sempre più allarmante e taluni episodi di prevaricazione sono sempre più numerosi ed emblematici.