CONCORSO OGGI MILAZZO IN CLASSE / MEDIA GARIBALDI Lei è una collaboratrice dell’istituto “Garibaldi”. Si chiama Giusy Federico ed è un volto storico della scuola non per l’anzianità, ma perché lavora in questa struttura da tanto tempo e conosce benissimo il plesso ed i ragazzi. Senza il lavoro dei collaboratori, tutti super bravi, sia quelli al piano inferiore che quelli al piano superiore non funzionerebbe la macchina scuola.

Come si comportano gli alunni con lei? Bene. Capita che ci siano bimbi anzi ragazzi, appena entrati in prima media, un po’ spaesati in unambiente nuovo, che magari non conoscono bene le regole di un istituto superiore e all’inizio siano un po’ più vivaci, ma si abituano subito.

Ha mai avuto una classe preferita in tutto l’Istituto? Ci sono delle classi che risultano molto simpatiche e capita anche che ci siano singoli ragazzi che risultano un pochino indisponenti, che si sentono più furbetti di altri . Ogni singolo ragazzino è bravissimo, ma quando si trova in gruppo spesso vengono fuori tutte le diverse componenti caratteriali, anche quelle decisamente non “buone”.

Nel passato c’è stata qualche classe che Le è rimasta nel cuore? Sì sì ce ne sono state tante. In passato c’era più rispetto non solo con me o con i collaboratori scolastici in generale, ma anche con gli insegnanti. Adesso vedo alcuni ragazzi (pochi per fortuna) che sono meno rispettosi o si prendono troppo di confidenza sia con gli insegnanti sia con i collaboratori scolastici ed anche con la Dirigente ,soprattutto capita di vederlo con i ragazzini delle prime classi, perché poi già in terza siete abituati a dare del lei. In prima ancora alcuni danno del tu quando salutano e questo non va bene . Credo che voi siete una classe stupenda, in seconda eravate belli vivaci e vi facevate sentire ,però siamo entrati in sintonia avete dato il meglio di voi. I ragazzi sono come tutte le persone danno il rispetto che ricevono.

Quali sono i principali compiti del collaboratore scolastico? Il collaboratore scolastico all’inizio nasceva come la persona, l’ausiliare che puliva le stanze dove entravano i ragazzi e gli uffici. Col passare del tempo la figura del collaboratore è cambiata. Adesso supporta i bambini disabili , i docenti, facendo le fotocopie che servono alla loro attività didattica giornaliera e attua la sorveglianza delle classi. La figura si è evoluta e modificata per quanto riguarda i compiti, dandogli anche tante responsabilità.

Da quanto tempo fa questo lavoro? Dal 2001 esattamente quando mi sono trasferita a Milazzo. Prima abitavamo a Udine con mio marito e la mia famiglia. Quando mi sono trasferita a Milazzo ho dovuto cambiare la mia mansione lavorativa, da assistente amministrativa a collaboratrice scolastica, perché avevo un punteggio basso in graduatoria e non volendo lasciare la famiglia ho scelto, comunque, di lavorare anche se con un’altra mansione. Il mio lavoro permette di stare meglio economicamente sia a me che alla mia famiglia, mi dà un sostentamento, però non è quello per cui avevo studiato e che quindi mi sarebbe piaciuto fare. Ma va bene così, svolgo questo mio lavoro con grande entusiasmo e non lo vivo come ripiego.

Cosa le piace di più del suo lavoro?  Ciò che mi appaga di più è il lato umano, l’interazione con i ragazzi, perché rendono l’ambiente più sereno e divertente.

Ha mai pensato di fare qualcos’altro? Certo, mi ero iscritta all’Università in Psicologia, però, ti ripeto mi sono sposata e ho avuto una figlia da giovane, quindi mi sono dedicata alla famiglia. La psicologia è il mio debole, mi sento attratta da questa disciplina, lo sono sempre stata e credo che sia necessaria quando si lavora circondata da adolescenti.

Da piccola cosa sarebbe voluta diventare? Da piccoli abbiamo tanti sogni, poi cresci e cominci a concretizzare quello che vuoi fare. Ho fatto il liceo, mi ero iscritta all’Università, ma poi per una scelta di vita di coppia, ci siamo trasferiti a Udine: abbiamo lasciato Palermo e ho abbandonato la mia Facoltà. Tanti rimpianti.

A quale Facoltà si era iscritta? Ero iscritta come vi ho detto alla facoltà di Psicologia. Avevo superato i test per entrare. Però poi arrivata a Udine, la Facoltà più vicina si trovava a Trieste. Rimasta incinta subito, ho perso il bambino, quindi, sono dovuta stare a riposo. Poi è arrivata la seconda gravidanza e ho rinunciato all’Università. Mi è dispiaciuto tanto, anche a mio padre è dispiaciuto, ci teneva tanto. Questa mia passione per la psicologia l’ho trasmessa a mio figlio Nicolò che si è iscritto adesso a Medicina e vorrebbe fare lo Psichiatra. La mia passione è nata da bambina dal desiderio di voler capire come poter aiutare una mia carissima amica che soffriva molto del fatto che la mamma avesse crisi epilettiche e doveva spesso aiutarla a casa . Lei non poteva invitarci perché si vergognava di quella madre “strana” . La mia amica aveva tanta paura di ammalarsi come la sua mamma e non voleva né sposarsi né avere figli. Io l’ho sempre incoraggiata ed avrei voluto fare la psicologa per darle un supporto e farle capire che lei non c’entrava nulla con la madre e che non vi era scritto da nessuna parte che geneticamente sarebbe stata predisposta ad ammalarsi. Per fortuna la mia intuizione si è avverata e la mia amica ora lavora come vigilessa, si è sposata e ha tre figli.

Come è stato lavorare in piena pandemia? E’ stata una bella rivoluzione. Il primo periodo, quando c’era la zona rossa ,siamo stati tutti a casa, anche noi che lavoriamo per un ente pubblico che ,in genere, rimane sempre aperto. Ad un certo punto, la preside ha deciso che era necessario ritirare la posta e si veniva saltuariamente. Abbiamo così abbiamo cercato di organizzarci. Il secondo periodo, invece, è stata una bella rivoluzione sia per l’obbligo di indossare le mascherine che per quello di igienizzare continuamente tutti i locali, gli attrezzi, di controllare la temperatura e chi aveva o meno il certificato del Green pass. E’ stata una situazione che ha modificato la persona a livello morale: questo perché la mascherina muta l’espressione, anche il sorriso e se vuoi incoraggiare un ragazzino, è difficile farlo da mascherati. Prima potevamo anche abbracciare i ragazzini , magari i più timidi che temevano un’interrogazione, in quel brutto periodo, per un discorso di prevenzione, non potevamo più farlo.

Tutti gli alunni le portano rispetto? Diciamo di sì, io mi pongo con loro in un modo amichevole e rispettoso. Così il rispetto diventa una cosa reciproca e sentita.

Qual è stato il peggior avvenimento accaduto in sua presenza? Uno degli episodi che ricordo sicuramente è quello di un incidente capitato ad un ragazzino. Avevano appena cambiato gli infissi e questo ragazzino era andato a sbattere contro una finestra aperta. Si è fatto una ferita da cui usciva molto sangue e se c’è una cosa che mi impressiona, è proprio il sangue. Mi sono subito irrigidita, però ho dovuto mostrarmi coraggiosa e forte, poiché ero l’unica adulta presente e lui aveva bisogno di me.

Qual è stato il migliore avvenimento? I vostri sorrisi. Le classi che trovo ogni anno. E proprio voi della III C mi avete dato tanto. Ricordo che quando ci dissero che sareste saliti al piano superiore, ci comunicarono anche che eravate piuttosto vivaci . Io ho trovato invece, dei ragazzi intelligenti, simpatici e vivaci. Gli avvenimenti più belli sono quando siete felici, quando ve ne andate con il sorriso, perché avete superato gli esami brillantemente e quando ringraziate per quello che abbiamo fatto per voi negli anni.

C’è mai stato qualche alunno che non le ha portato rispetto? No, no, anche perché mi piace sempre chiarire eventuali incomprensioni e farmi capire dai ragazzi. Mi piace sempre avere un chiarimento, che è un momento di crescita sia per il ragazzo che per me. Si impara dal confronto.

Giulia Raimondi, Lucia Formica III C

 Comprensivo Primo Media Garibaldi – Milazzo