Avrebbero tentato di pilotare l’appalto del servizio antincendio nelle gallerie autostradali delle autostrade A18 e A20 gestite dal Cas. Una “torta” da quasi 10 milioni di euro. Tra i protagonisti due imprenditori milazzesi e una ex dirigente del consorzio autostradale di Barcellona. La sezione operativa di Messina della Dia ieri ha eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Messina Monica Marino su richiesta della Procura, nei confronti di 4 persone, accusate in concorso di “Turbata libertà della scelta del contraente”.

GLI INDAGATI. Si tratta di un dirigente, oggi in pensione, del Consorzio per le Autostrade Siciliane, posto ai domiciliari, Gaspare Sceusa,67 anni, di Barcellona, e di tre imprenditori tutti inseriti nell’ambito delle forniture di servizi autostradali. Sono il milazzese Francesco Duca, 54 anni, «socio occulto» di una delle imprese aggiudicatarie, già coinvolto nelle precedenti operazioni “Tekno” della Dia sull’attività del Cas;  Giuseppe Trifilò, 44 anni, anche lui milazzese ritenuto «coadiutore del Duca», e il leccese 54enne trapiantato a Milano Pietro Paolo Rampino. Era lui il titolare delle ditte “da inserire”, visto che era amministratore delegato della Ok-Gol srl poi divenuta Ro.S.S.- Road Safety Service s.r.l..

Duca e Trifilò, e Sceusa sono finiti ai domiciliari, il terzo, Rampino, è destinatario della misura interdittiva del divieto di esercitare o ricoprire uffici direttivi in imprese per sei mesi.

Secondo le intercettazioni della Dia tra il 2020 e il 2021 sarebbe stato Sceusa addirittura a chiedere a Duca di avere una “bozza di atti” per predisporre successivamente come funzionario del Cas e responsabile unico del procedimento il bando per il servizio antincendio nelle gallerie. Progetto poi non andato in porto per l’esposto di una ditta esclusa.

LE ACCUSE. «Le indagini – spiega la nota della Dia -, hanno fatto emergere come nel corso del 2020 gli indagati abbiano posto in essere una serie di collusioni turbando il procedimento di formazione del bando di gara riguardante l’espletamento del servizio di presidio antincendio nelle gallerie della rete autostradale A18 Messina-Catania e A20 Messina-Palermo, indetto dal Consorzio Autostrade Siciliane per un importo di quasi 10 milioni di euro. Attraverso le loro condotte, gli indagati erano riusciti a far sì che il contenuto del bando fosse strutturato in maniera tale da indurre la stazione appaltante ad individuare il contraente in un’Ati già determinata».

Nell’ordinanza il milazzese Duca, ritenuto l’elemento centrale dell’indagine, si legge che avrebbe ammesso che per l’espletamento delle sue attività imprenditoriali aveva avuto rapporti con esponenti di spicco della criminalità mafiosa dell’Isola quali Sfameni e Farinella Giuseppe, e che a seguito di tali contatti aveva poi potuto espletare altri appalti in Sicilia senza alcun problema».

«… Oltre alle ingerenze direttamente esercitate sullo Sceusa – si legge, invece, nell’ordinanza –  sono stati attivati canali politici, si è paventata la possibilità di usare le “maniere forti” su firmatari di interrogazioni parlamentari che denunziavano le criticità dei bandi pubblicati (Duca), si è immaginato di corromperli pur di farli desistere dall’opera di denunzia (Duca), e, a fronte di tentennamenti dell’Ente nella rapida definizione delle procedure, è stata anche ipotizzata da taluni (il Rampino) lo sfruttamento della posizione di forza della società da lui rappresentata all’interno dell’Anas e da parte di altri (il Duca) la causazione di incendi sulla rete autostradale».

Dal canto loro «… il Duca ed il Trifilò hanno mostrato di avere plurimi contatti e di essere in grado di raggiungere e “sedersi a tavolino” con società di rilievo a livello nazionale, all’ombra delle quali operare per realizzare i propri obiettivi illeciti. Il Rampino, che ha rivestito, all’epoca dei fatti, un ruolo verticistico in una delle imprese coinvolte, ha acconsentito all’operazione prospettagli dal Duca, segnatamente pianificando la partecipazione alla gara in A.T.I. con un’altra delle maggiori imprese operanti nel settore e richiedendo che il bando fosse confezionato in modo da escludere un altre possibile concorrente. Peraltro, sempre secondo il Duca, gli avrebbe garantito l’affidamento materiale della gestione del servizio».

Determinanti per la svolta delle indagini una interrogazione parlamentare del Pd e l’esposto di una ditta esclusa, l’Elisicilia srl il cui titolare – come riporta nell’ordinanza – si sarebbe “sfogato” anche con il deputato Pino Galluzzo (Fdl).