Si terranno giovedì 2 febbraio le udienze in cui si discuterà la richiesta di revoca delle misure cautelari per i componenti della famiglia Mazzagatti coinvolti in una inchiesta sulla gestione delle aziende familiari oggetto di sequestro (attività di ristorazione tra Milazzo e Santa Lucia del Mela). Le parti sono fiduciose visto che i fatti contestati sarebbero datati e i beni confiscati da tempo (la Cassazione però ha annullato il provvedimento e rispedito il fascicolo nuovamente alla Corte d’appello di Messina).

Dopo l’interrogatorio di garanzia avvenuto la settimana scorsa sono state confermate tutte le misure tranne per Nicolina Famà, 54 anni, di Santa Lucia del Mela, coniuge del boss Pietro Nicola Mazzagatti. La donna, difesa dall’avvocato Sebastiano Campanella, dagli arresti domiciliari ai quali era stata ristretta lo scorso 20 gennaio, torna libera con l’obbligo di firma una volta alla settimana alla polizia giudiziaria.

Restano immutate, al momento, le altre cinque misure cautelari nei confronti del marito rinchiuso in carcere condannato all’ergastolo è detenuto in regime del 41bis, del figlio Giuseppe Mazzagatti, ai domiciliari, e per gli altri tre indagati che hanno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: la figlia Valeria Mazzagatti, la nuora Santina Quattrocchi, difese dall’avvocato Sebastiano Campanella; e l’imprenditore Salvatore Chillemi (marito della mamma di quest’ultima), a capo della società “Event & Co. Srl”, difeso dall’avvocato David Bongiovanni. Secondo l’accusa – in sostanza – Chillemi avrebbe creato una società ad hoc per ottenere la gestione  dei beni dei Mazzagatti ma di fatto questi sarebbero ritornati nelle loro mani.